Come il Galata morente dei Musei Capitolini, pure la Roma è quasi accasciata e con gli occhi rivolti verso il basso. La partita di Bologna ha restituito l’immagine di una squadra rotolata ormai tra le difficoltà o, peggio ancora, costretta a specchiarsi nei propri limiti strutturali. E adesso. E adesso, sabato pomeriggio, all’Olimpico planerà l’Inter campione d’Italia quella di Lautaro Martinez e Dzeko.
La Roma indosserà non certo i vestiti di gala, che qua Mourinho dovrà misurarsi prima con delle invero drammatiche assenze e poi con i nerazzurri di Simone Inzaghi. D’altronde la sfida di ieri non solo ha appesantito i giallorossi del disagio della sconfitta tra l’altro la sesta in 15 turni di Serie A ma ha anche sottratto all’allenatore la possibilità di disporre di altri tre giocatori di un certo spessore.
D’altronde Abraham e Karsdorp erano diffidati e hanno pensato benone di lasciarsi ammonire dall’arbitro, signor Pairetto Luca di Nichelino, Torino; mentre El Shaarawy ha dovuto abbandonare il campo dopo 52 minuti per un problema al polpaccio destro. Logico che rischi di mancare la gara di sabato, effigurati. Così, per forza, Mourinho dovrà cercare sul fondo del proprio baule di talento ed esperienza la formula migliore per consentire alla Roma di almeno non perdere.
La battaglia sarà paurosamente dura questo è ovvio però Mou è anche e soprattutto un tecnico capace di venir via dal distillato d’inferno (cui la squadra si è evidentemente lasciata andare); e la Roma un concentrato di giocatori capaci di splendere al buio. E regalare meraviglie. Naturalmente serviranno taluni quintali di buon calcio, una accresciuta effervescenza fisica e soprattutto: niente panico né isterie.
FONTE: Il Messaggero – B. Saccà