Tanto tuonò che restò nuvoloso il cielo sopra Trigoria, scriveva Il Romanista un paio di giorni fa. Ma poi tanto restò nuvoloso che alla fine, inevitabilmente, piovve: la Roma ha comunicato ieri pomeriggio di aver sospeso con effetto immediato il direttore sportivo Gianluca Petrachi dal suo incarico. Il compito di «guidare squadra e allenatore è stato quindi affidato a Guido Fienga».
Al di là dell’involontario umorismo legato al dettaglio del comunicato per cui sarà ora Guido (Fienga) a… guidare (e forse il dettaglio si sarebbe potuto evitare, essendo già noto l’organigramma della Roma), appare chiaro che la mancata comunicazione formale dell’annuncio del nuovo direttore sportivo si lega proprio alla strategia scelta dalla Roma per celebrare il divorzio con il suo dirigente: non, quindi, il licenziamento immediato per giusta causa, ma la sospensione dall’incarico. Che in qualche modo è il preludio alla lettera di licenziamento.
Di fatto la sospensione cautelare è uno stratagemma legale che consentirà al club di valutare con maggior calma il comportamento di Petrachi (che ha un contratto da dirigente, ma con vincolo di subordinazione) impedendogli contemporaneamente di lavorare al fianco di allenatore e giocatori impegnati alla vigilia della ripresa della stagione. Al provvedimento inevitabilmente il direttore sportivo dovrà rispondere in qualche modo. Ballano, come noto, un paio di milioni e mezzo di euro (scarsi) visto che l’ingaggio netto annuo del dirigente è di circa 1.200.000 e il suo contratto era triennale e quindi ha come data di scadenza il 30 giugno 2022.
La mossa successiva della società sarà per l’appunto la contestazione formale dei comportamenti ritenuti inidonei (in primis, il messaggio di insulti inviato al presidente Pallotta per quell’equivoco dell’omesso ringraziamento al ds, ma anche un’altra serie di mancanze che adesso i legali annoteranno una ad una) per arrivare a un licenziamento per giusta causa ovvero a una transazione economica concordata.
FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco