È il giorno. L’inizio di una nuova storia per la nostra Roma. L’appuntamento è fissato per stamattina. Ore italiane dieci o giù di lì. Citofonare Dla Piper, nel cuore di Roma, via Due Macelli, sede italiana dello studio legale di James Pallotta. Sarà in questa location a due passi da piazza di Spagna da una parte e Fontana di Trevi dall’altra, che si metteranno le firme sulla conclusione dell’avventura della prima Roma americana e, contemporaneamente, si sancirà l’inizio della seconda born in the Usa griffata gruppo Friedkin.
Una storia cominciata quasi un anno fa. E che, prima di una mai così attesa fumata bianca, oltre che con due diligence, trattativa, incontri e scontri, ha dovuto fare i conti con lo stop causato dalla pandemia. Non ci fosse stata, il deal si sarebbe chiuso all’inizio del marzo scorso quando erano già stati stilati (e in parte firmati) i contratti con tanto di cifre.
È molto probabile, anzi sicuro, che in conference call saranno presenti da Londra i legali di Friedkin (impossibilitati a venire causa restrizioni pandemia), forse lo stesso baby Ryan (segnalato da settimane in Europa e da giorni a Londra) che, peraltro, alcune fonti fanno sapere che a sorpresa potrebbe essere presente a Roma perché intenzionato a esserci nel momento più importante di un deal che lui ha voluto fortemente. Non è da escludere, sempre in conference call, nonostante il fuso orario, la presenza del grande capo Dan Friedkin, segnalato ancora a Houston dove al momento delle firme sarà notte fonda (bloccato pure lui dalla pandemia).
Di sicuro ci saranno gli avvocati delle due parti e perlomeno alcuni tra gli attuali consiglieri d’amministrazione del club, molto probabile l’amministratore delegato Guido Fienga, sicuro il consigliere Cambareri dello studio Tonucci, difficile invece che ci sia il vicepresidente Mauro Baldissoni.
Solo le firme più importanti Non sarà poco il lavoro da espletare per sancire il passaggio di consegne, quindi ci vorrà un lavoro di qualche ora. Intanto le firme sui contratti. Quelle più importanti saranno siglate per Neep e As Roma, mentre per le altre società che compongono la galassia giallorossa, probabilmente si dovrà posticipare al prossimo ottobre.
Conseguenza di alcuni equivoci che sono sorti nel momento di stilare i relativi contratti (pare si siano dimenticati di inserire le determinazioni dei nuovi Cda delle società italiane, per esempio quelle relative allo stadio). Il problema non ha frenato i Friedkin che hanno fatto sapere di fidarsi ciecamente dei consiglieri italiani che rimarranno in carica.
Consiglieri italiani (in particolare il dottor Fienga) che in questi giorni sono stati in continuo contatto con la nuova proprietà, nonostante qualcuno abbia dato alle stampe un presunto divieto di Pallotta a parlare con il gruppo Friedkin. Ma questa sarà la parte del lavoro più semplice e veloce, oltre al versamento del cash previsto per il pagamento a Pallotta e soci (centocinquanta milioni, cifra determinata sottraendo la caparra che è già stata versata che è stata di circa una cinquantina di milioni).
Quello che richiederà più tempo sarà la composizione del nuovo Consiglio d’amministrazione. Se non altro per ratificare tutte le dimissioni che saranno presentate. Il programma di lavoro prevede che sette dei consiglieri americani (tra cui Pallotta) si dimetteranno con effetto immediato, mentre tutti gli altri consiglieri presenteranno dimissioni posticipate all’Assemblea che probabilmente sarà fissata tra un paio di mesi (in carica rimarranno il Ceo Fienga e il vicepresidente con delega alla questione stadio Mauro Baldissoni). (…)
FONTE: Il Romanista – P. Torri