Da domenica, meridiano di Crotone, sta bello in vetrina anche Borja Mayoral. Lui, umile e taciturno ragazzo da sempre calciante, dichiara che la sua appartenenza al mondo di oggi e alla città nativa: si fa zitto zitto il suo bravo Covid da copione, uno scherzo per uno che da sempre convive con il diabete, come chiunque di noi potrebbe convivere con un alluce valgo.
Lo voleva il Napoli, ma doveva arrivare a Roma, sponda Lazio. Borja ha preferito la proposta della Roma, un prestito biennale che pesa molto di stima. Le prime esibizioni furono poco più che scoraggianti. “Ha bisogno di tempo“, lo difese l’elegante Fonseca. Sembrava, ai suoi esordi romanisti, più che altro Morimoto. Poi ha cominciato a segnare, niente di strano per uno che lo ha sempre fatto.
Sta di fatto che Borja, partita dopo partita, sta mostrando tutto il suo per niente banale repertorio. Corsa, tecnica, tiro, inserimenti, tempismo. Domenica l’apoteosi, un gol alla Pippo Inzaghi e uno alla Bruno Giordano, tanto per ricordare la sua mancata sponda.
Al punto che la domanda martella il microfono di Fonseca: “Perché non insieme i due, Edin e Borja?“. Fonseca si defila, con l’eleganza di sempre; difficilmente li vedremo insieme. Di sicuro, Borja è una manna per la Roma. La Roma ora sa che c’è vita anche in assenza di Edin.
FONTE: Il Corriere dello Sport – G. Dotto