Come due strisce opposte di velcro. Da una parte gli uncini, dall’altra le asole a cui gli uncini si aggrappano. Roma e Milan s’intrecciano in vari punti ed è difficile separarli senza sentire nessun crac. C’è un allenatore che avrebbe dovuto trovarsi sull’altra panchina, anzi, per un periodo c’è persino stato, e adesso guida per esempio un giovane difensore centrale cresciuto dalla squadra avversaria e acqui- stato a peso d’oro, un amministratore delegato della Roma arrivato dalla scuola dirigenziale del Milan. E così via. Fino ad arrivare a due centravanti andati vicinissimi a scambiarsi di posto, anche più di una volta, con la perturbazione di un altro ancora, Luiz Adriano, partito dall’Ucraina per diventare giallorosso e trovatosi al Milan senza neppure passare da Roma. Ma è intorno a Edin Dzeko e Carlos Bacca che l’intreccio si aggroviglia, le storie si fanno specchio l’una dell’altra e quegli specchi sono ancora lì simili a porte girevoli, perché di tanto in tanto si torna a parlare di Dzeko al Milan e di Bacca alla Roma. Oggi non sembra un’operazione attuabile e infatti non lo è perché la Roma è soddisfatta del suo Dzeko e il Milan se mai decidesse di cedere Bacca vorrebbe in cambio soldi da spendere a piacere, non un baratto in cui incagliarsi.
OCCASIONI – Ma ancora l’estate scorsa la Roma e il Milan si erano impigliati l’uno nell’altra proprio in quel punto, perché Montella cercava una presenza più densa nell’area avversaria e la Roma si era trovata questo lampione semovente e vagabondante per il campo con 10 gol totali nella borsa, meno della metà di quanti ne promettessero i dépliant. Carlos Bacca invece di gol ne aveva segnati 20 e sembrava persino programmato per il gioco verticale della Roma. Non per caso l’ex direttore sportivo Walter Sabatini aveva cominciato il mercato della stagione precedente dal colombiano, per battersela di fronte alla richiesta di 30 milioni giunta dal Siviglia. Sarebbe stato uno scambio praticabile, persino astuto, una di quelle strane occasioni che lasciano assolutamente soddisfatte entrambe le parti. Ma non si arrivò in porto perché il Milan voleva una certa quantità di denaro in aggiunta a Dzeko e anche perché Luciano Spalletti è il testone sicuro di sé e della benevolenza del destino che sapete. Si era messo in mente di restaurare il bosniaco e di restituirlo all’antico splendore di ibrido tra centravanti e seconda punta. Ha parlato a lungo con Dzeko, ha ascoltato risposte che gli sono piaciute. Montella si è visto recapitare con un po’ di sorpresa Gianluca Lapadula, ultimo acquisto interamente pensa- to, organizzato e sceneggiato da Silvio Berlusconi. Con Bacca, Niang e il centravanti classico di cui sopra si sentiva sicuro di poter mettere insieme un cocktail saporito. Allo stato delle cose sembra avesse ragione.
CONFRONTI – Sarebbe stato più semplice allestire lo scambio tra Dzeko e Bacca nell’inverno precedente. Stavano per allestirlo, anzi. In quel momento però i pochi gol segnati e i molti sbagliati da Dzeko si accompagnavano ancora a un’alta considerazione del suo contributo di gioco e passaggi, Bacca si era da poco appisolato in uno dei suoi non lunghi momenti di pausa agonistica e insomma non c’erano reali motivi per disturbarsi tanto. E’ lecito affermare, comunque, che è mancato un mignolo perché la cronaca cambiasse e domani sera si dovessero vedere i due centravanti a maglie invertite. La storia parallela diverge negli scontri diretti. Bacca nella stagione passata ha disputato contro la Roma due partite intere e ha segnato un gol, peraltro sepolto dai tre dei giallorossi. Dzeko era una volta squalificato dal giudice sportivo e l’altra da Spalletti. Cinque minuti in tutto. Stavolta avrà a disposizione molto più Milan. Così, per avere l’idea di quello che poteva essere un suo presente alternativo.