Il rischio concreto, lo sappiamo bene, è quello di beccarci una raffica di vaffa. Che, qualora arrivassero, sarebbero ampiamente giustificati. Meritati, forse. Perché, e lo anticipiamo al volo, stiamo per dire, anzi per scrivere una cosa grave. E cioè che El Shaarawy nel realizzare quel po’ po’ di gol, un cucchiaione in diagonale ci ha ricordato Francesco Totti. Questione di tocco, di classe, di intuito, di fantasia e anche di coraggio, cioè le qualità che hanno accompagnato per anni, giorno dopo giorno, la carriera del Capitano. Ecco perché ci piace pensare che non sia stato soltanto frutto del caso, ma un segno del destino, la presenza gioiosa di Cristian Totti, il primogenito di Francesco, nelle vesti di raccattapalle proprio dietro la porta difesa da Audero. Un Totti junior scatenato, con le braccia al cielo e un sorrisone grande così. Come capitava dietro quella stessa porta a suo padre, qualche annetto fa, quando faceva il raccattapalle ai tempi di Rudi Voeller. Stiamo straparlando, anzi strascrivendo? Ok. Pernacchie, prego. Ma la giocata del Faraone ci ha fatto tornare davvero indietro con la memoria a quando certe finezze, e non soltanto sotto la Sud dell’Olimpico, le firmava un numero 10 senza cresta in testa ma con una capoccia così.
GENIO E DISCONTINUITÀ – El Shaarawy, capocannoniere (se così si può dire…) della Roma con cinque reti, è un giocatore strano. Capace di tutto e del contrario di tutto nel giro della stessa partita. Ha un talento enorme e pause ancor più grosse. Da un punto di vista tecnico è un attaccante che ha pochi rivali in campo nazionale, ma troppo spesso lo lascia negli spogliatoi. Colpevolmente. Ha i numeri del campione, eppure talvolta (troppe volte…) fa la figura dell’emerito pippone. Giocasse sempre come contro la Sampdoria, sarebbe una delle stelle dell’Italia invece il ct Mancini sistematicamente non lo prende in considerazione. Troppo discontinuo, troppo altalenante. Ma uno che fa un gol… alla Totti (altre pernacchie?) non potrà mai essere uno dei tanti.
Solo che Stephan deve sbrigarsi a crescere sul piano della continuità per non correre il rischio di passare alla storia come un deludente incompiuto. EDF lo sta trattando, fin dalla passata stagione, come un figlio, gli ha dato e seguita a dargli fiducia mettendolo nelle condizioni di fare tranquillamente il proprio lavoro. El Shaarawy non sarà mai Totti (chi lo sarà?), gli è vietato però sprecare il suo talento. Tradirebbe se stesso, oltre che la Roma.