Cosa si nasconde dietro la rottura tra Mourinho e il suo vice? L’anno iniziato con la visita alla Caritas, per lo Special, ha segnato subito una separazione. Meglio, un esonero: perché così va catalogato l’addio di Joao Sacramento alla Roma, nel senso che la decisione è stata unilaterale. Da qualche tempo i rapporti si erano sfilacciati. Il giovane collaboratore che aveva affascinato Mourinho inviandogli un’analisi sul suo lavoro, ha commesso errori che hanno compromesso il rapporto di fiducia con lui e con il resto dello staff. Ma soprattutto è con i giocatori che non funzionava: nessuna empatia, anzi.
A un certo punto lo spogliatoio lo ha rigettato. Come un corpo estraneo che non sente proprio. Condizione già emersa a Londra: anche lì si era dimostrato impopolare, anche lì le sue indicazioni a bordo campo trovavano giocatori impermeabili. La fiducia che aveva meritato grazie alle sue capacità analitiche si è esaurita nei mesi romani. E non da ieri: erano già tre settimane che il tecnico aveva deciso l’avvicendamento, iniziando a fare colloqui.
Una caratteristica, questa, a cui Mou tiene tantissimo: analizzare i profili, conoscere personalmente i candidati a lavorare con lui. Dialoghi sempre più approfonditi, non solo tecnici, ma anche emotivi e caratteriali. Per capire se le attitudini non solo a livello di preparazione, ma anche di disponibilità agli standard di lavoro richiesti. Il profilo di Salvatore Foti, il nuovo vice, era stato segnalato da un amico di José che lo aveva conosciuto nella Samp di Giampaolo. Il preparatore Rapetti ha confermato le buone referenze. L’esperienza di Serie A (con Samp e Milan) e il fatto che fosse italiano hanno convinto Mourinho.
FONTE: La Repubblica – M. Pinci