Guai con il fisco per Ciro Immobile. Il capitano della Lazio è stato condannato dalla quinta sezione civile della Cassazione. Per i giudici della sezione tributaria non ci sono dubbi. Il bomber biancoceleste è colpevole. Nel mirino dei magistrati è finito il passaggio del centravanti dalla Juventus al Genoa nell’estate del 2012. I due club sono estranei alla vicenda, ma il trasferimento del calciatore è il cuore dell’indagine della guardia di finanza che poi ha portato al verdetto dei magistrati di pochi giorni fa.
La vendita del giovane attaccante, all’epoca aveva 22 anni, porta alle casse bianconere 4 milioni di euro. A gestire la trattativa c’è Alessandro Moggi, figlio d’arte, il padre è Luciano l’ex ds della Juve. Moggi junior è procuratore di diversi giocatori di serie A, e proprio il suo ruolo nel trasferimento crea problemi a Immobile con l’agenzia delle entrate. In pratica Moggi junior gestisce la trattativa, ufficialmente, come consulente del Genoa. In realtà non è così.
Secondo la finanza agisce con un mandato diretto, si muove a tutti gli effetti come il manager del calciatore. Per questo deve essere lo stesso giocatore a pagarne compenso e relative tasse al procuratore: “maggiore Irpef dovuta”, scrivono i giudici nell’ordinanza. Questo, appunto, non avviene. Immobile non versa l’Irpef relativa alla prestazione dell’agente. Ad ogni modo Immobile durante il processo si è difeso.
Ha sostenuto, con i suoi legali, che Moggi junior non poteva essere all’epoca il suo procuratore dal momento che aveva assegnato un “mandato in esclusiva — si legge sempre nelle motivazioni — a un diverso agente, Marco Sommella“.
Una tesi che non ha retto, anche perché le “indagini — si legge sempre nell’ordinanza — avevano dato prova dell’esistenza di rapporti diretti fra Moggi e il contribuente (Immobile, ndr), sia tramite l’evidenza di versamenti effettuati dal Sommella al Moggi, con la causale “compenso Immobile”, sia tramite il rinvenimento di un manoscritto dello stesso Moggi, che conteneva un elenco di calciatori da lui assistiti e che recava il nome anche del contribuente”, Ciro Immobile. Insomma, per la Cassazione non ci sono stati dubbi un giovanissimo Immobile, forse mal consigliato, non pagò l’Irpef.
FONTE: La Repubblica – G. Scarpa