Un mese per riprendersi la Roma. Forse anche meno per El Shaarawy visto che la priorità a Trigoria sembra essere quella di prendere un attaccante. Il viaggio a Londra di Massara lo dimostra. Le parole di Spalletti (che prima delle festività in due occasioni aveva apertamente parlato di un centrocampista) lo confermano: «A me la squadra sta bene com’è. Poi però quelli che partono (Iturbe, ndc) vanno sostituiti. In questo momento qualche situazione corretta potrebbe essere portare a casa qualcuno per rafforzare la squadra numericamente. Ma se non succede riusciremo a sopperire, come abbiamo fatto in questo periodo con i calciatori infortunati». Frenate lessicali a parte, il count-down per l’arrivo di (almeno) un esterno offensivo è già iniziato. E per El Shaarawy non c’è più tempo da perdere.
SULLA CORDA – È una stagione strana quella dell’ex milanista. Almeno paragonandola con quella passata dove, arrivato a Roma a gennaio, fu l’arma in più di Spalletti nella rincorsa-Champions. Sedici presenze, quindici da titolare, otto gol. Ora i numeri sono cambiati. Sempre sedici presenze in campionato ma soltanto la metà dal primo minuto e appena tre reti. Con qualche esultanza mancata (dopo il gol al Crotone) ed esclusione di troppo. Anche quando non se l’aspettava, come a Torino contro la Juventus dove Lucio gli ha preferito Gerson. Chi si attendeva una polemica da El Shaarawy ha sbagliato persona. Ragazzo educato che al massimo può lasciarsi andare, come accaduto dopo Roma-Chievo, soltanto ad un timido accenno, subito rientrato: «Sono felice per il gol e la prestazione. Sono rimasto sereno nonostante le scelte del tecnico che ringrazio comunque quando mi impiega per la fiducia». Una dichiarazione che avrà fatto sorridere anche Spalletti. Della serie: dire e non dire. Perché, pur volendo frenare la lingua, quel ‘nonostante le scelte del tecnico’, fa capire molto. Chissà però che da una delusione non possa ripartire di slancio un rapporto. Lucio lo stima e la dimostrazione è che quando un anno fa c’è stato da dare l’assenso al suo acquisto non ha esitato un attimo. Lo vorrebbe però più partecipe al gioco. E che si accontentasse di meno. Per questo motivo appena può lo pungola. Lo faceva quando El Shaarawy segnava con regolarità («Troppo spesso si accontenta. È come se dicesse, ho perso questa palla ma tanto siamo già 1-0… Non è che la gestisce come fosse la palla della partita»). Figuriamoci ora.
VOGLIA DI RIVINCITA – Se dopo l’esclusione di Torino Spalletti voleva una risposta, l’ha già avuta. La Roma che supera nell’ultima gara dell’anno il Chievo 3-1, lo deve soprattutto alla serata di grazia dell’ex milanista che prima ha pareggiato con una splendida punizione il vantaggio iniziale di De Guzman e poi ha dato il via all’azione del 2-1, conclusa dal tocco a un metro dalla linea di porta di Dzeko. Ora che Salah è partito per la coppa d’Africa, tocca nuovamente a lui. El Shaarawy ci conta e ci spera. Con la Roma rullo compressore all’Olimpico, Stephan in questa stagione segna soltanto in casa (Crotone, Palermo e Chievo in campionato, doppietta con l’Austria Vienna in Europa League) e cerca ancora il primo acuto in trasferta. Contro i rossoblù il feeling è ottimo: 5 vittorie, appena una sconfitta e due gol segnati, l’ultimo nel successo dello scorso anno per 3-2. Non vederlo in campo a Genova, dove ha esordito in serie A appena sedicenne nel 2008, sarebbe una sorpresa. Anche perché, almeno a parole, si è già detto disponibile a giocare ovunque. Anche a destra, dove Spalletti aveva invece dichiarato come né lui, né Perotti, fossero convinti: «Un calciatore di A deve essere disponibile a fare tutto. Per me non ci sono problemi. L’importante è vincere». E giocare.