Quest’estate mentre in questa città veniva fatto passare per aziendalista, all’interno di Trigoria Daniele De Rossi combatteva la sua personale battaglia a difesa della Roma. Mercato, medici, team manager, direttori sportivi, giocatori da difendere, contratti da far rispettare, procuratori da tenere a bada, figure professionali da salvare, tutela dello spogliatoio, fino al caso Zalewski, l’ultimo in ordine di tempo, il primo portato in piazza. Da una parte un allenatore di calcio per cui la Roma è una cosa sacra, dall’altra un’ad chiamata per tagliare costi, ridimensionare le spese, licenziare le persone. (…)
Facciamo in modo di non sprecare questo sacrificio. La Roma da domenica è senza un Amministratore Delegato, da prima di domenica senza un uomo di calcio, possibilmente di Roma, che stia nelle stanze che contano (sia a Trigoria, sia nel Palazzo), senza un uomo di campo che stia lì nel mezzo fra squadra e società, senza un Direttore Commerciale, senza un Direttore Venue, senza un Direttore HR, senza un Direttore Community.
Da ieri i Friedkin hanno comprato l’Everton dicendo che saranno «i custodi di questo iconico club». Nel pomeriggio hanno sentito la necessità di rispondere finalmente alle tante domande (…). Al di là del contenuto (che per certi versi fa ben sperare, per altri molto meno), il fatto che si siano rivolti ai tifosi è politicamente importante.
Quello prima di tutto chiedevamo. Ancor prima del contenuto, perché qui nessuno ha un pregiudizio. I Friedkin hanno speso tanto, hanno portato Mourinho (per sempre grazie) anche se l’hanno cacciato (mai prego); hanno portato De Rossi, ma hanno permesso che venisse cacciato; ci hanno portato a Tirana (grazie), ci hanno fatto vincere la Conference League (per sempre grazie), ci hanno portato a Budapest (grazie) ma non hanno detto una sillaba, né scritto un accento sullo scempio di Taylor e della Uefa e questa è una ferita che qualcuno deve spiegare bene a loro. Hanno speso tanti soldi, soprattutto quest’estate ma quasi mai hanno indovinato un Dirigente a cui delegare, l’ultimo lo hanno sbagliato clamorosamente. (…)
Ora che si (ri)cominci con i fatti, iniziando a fare una cosa rara dalle parti di Tolstoj/Trigoria: ascoltare anche le critiche di chi la Roma l’ha messa sempre davanti a tutto, anche al suo posto di lavoro. O facendosi cacciare o andandosene. Non serve nemmeno tanto, basta il rispetto: della Roma e del lavoro. Ancor prima dello stadio, della spiegazione sull’Everton, dell’ardua spiegazione di un esonero, delle promesse di un trofeo, personalmente chiedo soltanto qualcuno che non si scordi di andare al funerale di Giacomo Losi. E nemmeno di mettere il lutto al braccio per Ernesto Alicicco.
FONTE: Il Romanista – T. Cagnucci