Il vanto è in uno strano numero: 219,429. Sono i milioni di euro del fatturato, che per la prima volta nella storia della Roma ha superato quota 200. Ieri, nel giorno dell’addio di Sabatini, il Cda della società ha approvato il progetto di bilancio chiuso il 30 giugno, pubblicando una serie di dati incoraggianti per la continuità aziendale.
OK UEFA – Sono stati rispettati i vincoli imposti dal fair play finanziario dell’Uefa, grazie a perdite complessive di circa 14 milioni. Non ci dovrebbero essere nuove sanzioni dunque, come il nuovo amministratore delegato Umberto Gandini ha potuto verificare. I parametri del biennio sono stati soddisfatti anche perché nel bilancio vengono considerate le imposte e i soldi investiti nel settore giovanile, che l’Uefa invece non valuta: dunque la Roma, che doveva chiudere gli ultimi due esercizi con un -30 complessivo, ha chiuso addirittura a -25 (con uno zero nell’ultimo bilancio). Adesso l’obiettivo della Roma è il pareggio di bilancio, condizione necessaria per assecondare le direttive Uefa. Ma la mancata partecipazione alla Champions League, tra mancati ricavi e bonus risparmiati, provocherà una diminuzione complessiva del fatturato di circa 35 milioni e quindi quasi inevitabilmente un’altra stagione in rosso. Perciò la Roma deve ridurre i costi e incamerare introiti per raggiungere il traguardo (il cosiddetto break even) entro il 2018.
ANDAMENTO – E a proposito di costi: sono aumentati da 136 a 155, essenzialmente a causa degli stipendi dei calciatori. Ma nel prossimo esercizio la cifra è destinata a scendere, non foss’altro che per l’abbattimento di ingaggi importanti come quelli di Maicon, Keita, Pjanic e lo stesso Totti, che ha visto ridimensionarsi gli emolumenti. Intanto è cresciuto il valore patrimoniale della squadra, contabilizzato in 192,6 milioni (contro i 37 del 2011, anno di ingresso della proprietà americana, e gli 89 del 2014). Il valore patrimoniale può essere letto come un indice di interesse ma non corrisponde al valore di mercato dei calciatori, che solitamente è maggiore.
SOLDI – Intanto va segnalato che Pallotta, negli ultimi tre mesi e quindi dopo la chiusura del bilancio, ha finanziato la società con un bonifico da 57,2 milioni per far fronte alle esigenze economiche di gestione. Si vedrà più avanti se questa somma verrà utilizzata come acconto per un possibile aumento di capitale o se invece verrà considerata un prestito da parte della proprietà al club. Non significa però che questi soldi possano essere sfruttati integralmente per le operazioni di mercato. Sono soldi che servono (anche) a mantenere i conti in equilibrio, a rinnovare i contratti di Manolas, Nainggolan e Strootman e a tamponare i mancati introiti delle cessioni: per non perdere competitività, almeno per quest’anno, Pallotta ha immesso nuovi liquidi.