La battuta, che poi battuta non era, l’ha fatta Luciano Spalletti a Roma Radio: «Fazio è un giocatore di personalità e qualità, non è il socio della Littizzetto». Il riferimento, neppure troppo velato, è a una foto che girava sui social network quest’estate in cui un altro Fazio, Fabio il conduttore e non Federico il calciatore, era immortalato con la maglia della Roma. Dopo la buona prestazione contro il Chievo – l’ennesima – Spalletti gongolava, perché lui Fazio lo ha chiesto espressamente, «visto che lo volevo già quando ero in Russia e visto che in Spagna e Inghilterra non giocava ho chiesto di portarlo qui».
Anche i tifosi lo hanno eletto beniamino, con un paragone di quelli che pesano: «The wall», come un altro difensore centrale illustre che qui ha scritto la storia. «Samuel era solo più bello», ha commentato su Twitter tale Daniela, e come lei altri romanisti hanno riempito di complimenti il profilo del giocatore. Uno poco personaggio, ma che nello spogliatoio si fa sentire eccome. Prima di imbarcarsi per Siviglia, dove trascorrerà qualche giorno di vacanza, Fazio ha letto tutto e ha pure gradito, tanto che ha voluto condividere, con emoticon sorridenti, il tweet di un tifoso che scriveva a Donald Trump in riferimento al muro tra Usa e Messico: «Mi dispiace, ma Fazio non è in vendita».
RISCATTO – In vendita no, ma in prestito neppure. La Roma lo ha pagato un milione e 200mila euro per il prestito, a giugno lo riscatterà dal Tottenham per 3,2 milioni visto che ha raggiunto il numero di presenze necessarie. Fazio se l’è meritato: in campionato ha saltato per scelta tecnica solo la partita contro la Samp, poi non è più uscito. Nel senso letterale del termine: da Fiorentina-Roma del 18 settembre non ha saltato neanche un minuto, e ha resistito sia al ritorno di Rüdiger che a quello di Vermaelen.
INIZIO DIFFICILE – Per Spalletti è un titolare inamovibile, nonostante all’inizio il rapporto – tecnico, non umano – non fosse idilliaco. È vero che era stato l’allenatore toscano a volerlo, ma è vero anche che Fazio, reduce da un’annata complicata (appena 7 presenze nell’ultima stagione tra Tottenham e Siviglia), non era partito nel migliore dei modi. Infatti contro il Porto, espulso Vermaelen, non era stata lui la prima scelta. Anzi, sembrava il quarto centrale, dopo Manolas, Vermaelen e Juan Jesus (costato più del doppio), il quinto una volta rientrato Rüdiger. Spalletti ci ha lavorato, anche duramente, lui si è messo a disposizione come se fosse un Primavera e non un calciatore con tre Europa League in bacheca e i risultati sono arrivati. Magari non è rapidissimo, ma compensa con una tecnica ottima.
REGISTA – «È vero – ha confermato Spalletti –, contro il Chievo è stato quasi il regista della squadra. Se lo facciamo giocare mediano, diventa pure un mediano fortissimo. Lui è uno capace di arrivare al limite dell’area, copre campo e visto che ha questa costituzione fisica importante magari non si pensa che abbia la possibilità di essere da tutte le parti del terreno come i centrocampisti e invece ci arriva. Anche con le spalle girate si sa disimpegnare quando viene attaccato dall’uomo, senza contare la personalit