Tanta felicità, un’investitura ufficiale e un rimpianto forte. In cinque mesi di Roma, Federico Fazio ha vissuto ogni fase, scalando con pazienza e autostima i tornanti del pensiero del suo allenatore. «Non possiamo fare a meno di lui» ha confessato candidamente Luciano Spalletti dopo l’ennesima dimostrazione di forza del suo drago difensore.
INIZIO – Il rimpianto sale dal principio: cosa sarebbe successo se Fazio avesse giocato il preliminare di Champions contro il Porto, quando invece al posto dello squalificato Vermaelen giocò De Rossi in difesa? Non si può tornare indietro, naturalmente, né si può rimproverare a Spalletti di non essersi accorto del potenziale che aveva a disposizione. Fazio era appena arrivato dopo un lungo periodo di inattività e non dava le garanzie dei tempi recenti, tanto più che ad agosto non era ancora maturata la svolta della difesa a tre.
INSUPERABILE – E però viene naturale pensarci, osservando i minuti giocati dai calciatori della Roma. Fazio, lanciato tra i titolari quasi per mancanza di alternative a Plzen, nel debutto in Euroleague, non è più uscito di squadra: in campionato nemmeno per un istante. Gli è stata data tregua solo in due partite europee, tanto che il suo totale minuti stagionali è inferiore soltanto a Dzeko, l’unico calciatore della rosa che non ha (ancora…) un alter ego, e Nainggolan, il robot di Trigoria. Il suo rapido inserimento e la sua crescita sono una delle chiavi di lettura della nuova Roma, più efficace che brillante: contro il Cagliari, domenica, Fazio ha vinto il 91 per cento dei duelli e addirittura 8 contrasti aerei su 8.
IL QUADRO – Contrattualizzato fino al 2019 con uno stipendio opulento, circa 3 milioni bonus inclusi, nell’anno in cui toccherà i 30 rappresenta presente e futuro della Roma. Aspettando il primo gol in A che Spalletti gli ha chiesto: «Grande e forte come sei, ancora non hai segnato?». Fazio lo ha fatto solo in Europa mentre suo fratello Mariano nel weekend ha festeggiato la prima rete con il Ciampino in Serie D. Questione di tempo.