Guido Fienga e la Roma si sono detti addio anche se resteranno buoni amici. Il Ceo giallorosso era rimasto l’unico componente di livello della vecchia dirigenza targata Pallotta. Di sicuro quello che si è lasciato peggio con l’ex presidente dato che è stato il tramite diretto del passaggio nelle mani dei Friedkin. Una ascesa al potere quella di Fienga che inizia nel 2013 quando il dirigente romano entra nel club come advisor della comunicazione. In breve tempo diventa Chief Operating Officer e poi amministratore delegato della Roma nel 2019. Da oggi sarà solo un consulente esterno. È lui a dover gestire il doloroso addio a De Rossi. Poi il salto coi Friedkin che gli affidano un altro compito arduo: quello di gestire il loro primo mercato in assenza di un direttore sportivo prima dell’arrivo di Tiago Pinto. Ieri ecco il comunicato e l’addio con buonuscita da 1,5 milioni: «Il Consiglio di Amministrazione apprezza molto il lavoro svolto dal dottor Fienga e lo ringrazia per il suo prezioso ed efficace contributo alla transizione della Societa in un contesto economico estremamente difficile».
Poi l’annuncio di Pietro Berardi che ne prenderà il posto dal primo gennaio. Berardi, romano laureato alla Bocconi, ha ricoperto per 15 anni ruoli di leadership sia per Fiat Chrysler sia per Nissan. Poi è stato Presidente e CEO di Pirelli in Nord America e – come ricorda il club – «avrà il compito di curare i vari aspetti dell’ambiziosa visione del Club per gli anni a venire». Il dirigente, 47 anni, non sta nella pelle: «Sono davvero onorato di unirmi all’AS Roma in un momento così emozionante di crescita del club». Poi è tempo dei ringraziamenti di Fienga: «Devo ringraziare Dan e Ryan per la fiducia che mi hanno accordato nel chiedermi di gestire la Società in una fase stimolante e delicata come quella dell’insediamento di un nuovo gruppo imprenditoriale. Sono onorato di rimanere a disposizione come Advisor. Ringrazio tutti i tifosi della Roma, a partire dai ragazzi della Sud per avermi insegnato che la Roma non è solo un’azienda ed è molto più di una squadra di calcio».
FONTE: Leggo – F. Balzani