Non c’è più tempo. La Roma vuole fortemente uno stadio di proprietà e chiede solo quello: la legittimazione di un diritto. Ma c’è un ostacolo politico che va superato in fretta, l’assemblea capitolina deve revocare la delibera sul pubblico interesse che è stato il cardine principale del progetto di Tor di Valle. Lo stallo è determinato dal rischio di cause milionarie minacciate dal vecchio proponente, la società Eurnova di Luca Parnasi, nei confronti dei consiglieri comunali. Il CEO della Roma Guido Fienga chiarisce l’importanza del nodo e la necessità del suo immediato scioglimento.
Dottor Fienga, cosa succede in Campidoglio il giorno dopo la presentazione di Mourinho? “Siamo in attesa della revoca. Non è tanto l’ultimo passaggio del vecchio iter, ma il primo del nuovo. Non abbiamo affatto abbandonato l’idea di costruire uno stadio, ma il timing a questo punto è dirimente. Senza questa condizione, dovremmo cambiare strada. Non c’è un minuto da perdere”.
Di che orizzonte parliamo? “Per come si sta sviluppando il percorso politico-amministrativo, restano due settimane. Poi si entrerà nel semestre bianco per le elezioni e dopo verrà formata una nuova giunta. Si perderebbero almeno dodici mesi, altri dodici. Per la Roma non è possibile aspettare tanto, dopo otto anni in cui abbiamo inseguito invano un altro progetto”.
Perché avete difeso così a lungo un complesso industriale che per vari motivi sembrava irrealizzabile? “Ogni progetto è figlio del proprio tempo. Quando siamo andati a Tor di Valle esisteva un mondo che il Covid ha spazzato via, oggi quel progetto non sarebbe più conveniente. I Friedkin l’hanno recepito e sono andati altrove, tanto è vero che noi abbiamo ritirato la nostra disponibilità anche se non eravamo i proponenti, saremmo diventati i fruitori dello stadio. Adesso quel presupposto non esiste più, non ha alcun senso. E siccome la legge sugli stadi parla chiaro, noi siamo bloccati finché non viene rimosso il pubblico interesse”.
Sta dicendo che tra un anno la Roma non costruirebbe più uno stadio? “Sì. Adesso con la ripresa economica esistono condizioni favorevoli che sfrutteranno il recovery plan per effettuare un grande investimento. L’anno prossimo magari non sarà così. E’ fondamentale partire subito, altrimenti i tifosi dovranno rinunciare ad avere il loro nuovo stadio. Non possiamo infilarci in un altro processo che richieda dispendio di soldi, impegno e tempo”.
Non è più comodo ripartire sempre da Tor di Valle, con un progetto diverso? Vitek ha comprato il terreno da Parnasi ed è interessato ad una collaborazione… “Abbiamo saputo della compravendita, rispettiamo molto l’imprenditore. Ma ciò non avrà nessun legame con le nostre strategie. La Roma non giocherà mai a Tor di Valle, questo deve essere chiaro”.
Dove costruireste allora lo stadio? “Vorremmo costruirlo nel posto più gradito ai nostri tifosi. E’ partita l’analisi per individuare l’area più idonea, ma non è ancora stato possibile fare una scelta. Alcuni dei siti possibili sono quelli che già conoscete”.
Pietralata, Ostiense, Tor Vergata, ex Velodromo. C’è anche il Flaminio in ballo? “Sarebbe suggestivo e fortemente simbolico, ma lì i vincoli sono tanti. Come ripeto, ora pensiamo alla revoca del pubblico interesse, è prioritaria per tutto il resto”.
Che stadio pensate di fare? “Ribadisco che la Roma intende avere un suo stadio, non un quartiere nel quale inserire l’impianto. Il progetto sarebbe direttamente proposto dalla Roma a differenza del precedente. Sarebbe la casa dei tifosi e sorgerebbe in un luogo comodo, ben servito da infrastrutture già esistenti”.
E’ immaginabile il coinvolgimento dei tifosi nella selezione dell’area? “Uno stadio non si può fare proprio dove si vuole. Ci sono dei presupposti urbanistici da rispettare, ma certo, intendiamo assecondare le loro preferenze”.
I Friedkin lo giudicano conveniente anche senza i ricavi garantiti dal polo commerciale ideato da Pallotta? “Certamente. Basti pensare che oggi la Roma non è proprietaria dell’Olimpico e non ne ha neppure la piena disponibilità come concessionaria. Non possiamo sfruttare lo stadio nemmeno per gli incassi del food and beverage. Avere una struttura nostra da utilizzare tutta la settimana, non solo in occasione delle partite, è un elemento più che sufficiente a ripagare l’investimento. Ci sarebbero tanti eventi che richiamerebbero i tifosi, come accade negli stadi inglesi”.
Giovedì i Friedkin hanno incontrato la sindaca a margine del Mourinho day. Cosa si sono detti? “Ringrazio Virginia Raggi per averci accolto nel giorno di Mourinho. Anche la proprietà ha apprezzato, ma non è stata quella la sede per affrontare nel dettaglio il tema stadio. Posso assicurare che ne avevano parlato in modo approfondito in altri momenti”.
Cosa pensa la sindaca? “Ha compreso subito la situazione, infatti la sua giunta ha recepito le nostre necessità. Ora tocca all’assemblea approvare la proposta di revoca. Per noi è perfetta così com’è”.
Chi la sta ostacolando? “Ognuno si può fare la sua idea”.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida