Quattro gare lontano dall’Olimpico (Porto, Cagliari, Plzen e Firenze) e ancora nessuna vittoria (una sconfitta e tre pareggi). È un dato singolare per la Roma di Spalletti, considerando che nella passata stagione la squadra giallorossa, dall’arrivo del tecnico toscano a metà gennaio, perse fuori casa soltanto con la Juventus in campionato e con il Real Madrid in Champions League, vincendo poi 7 trasferte sulle restanti 8. Un dato che probabilmente si può spiegare con la diversa composizione della rosa quest’anno, costretta spesso e volentieri a giocare con due ali. Tali sono Florenzi e l’ex granata Bruno Peres nei ruoli di esterni difensivi quando, invece, nello scorso campionato a sinistra giostrava un terzino di ruolo (Digne). Intanto lo stesso Florenzi così ha parlato di Belotti e degli ex giallorossi passati al Torino in estate: «Dovremo stare attenti a Belotti, è forte, l’ho visto da vicino in Nazionale e mi è sembrato un ottimo calciatore. Sono felice di riabbracciare Iago Falque e Castan, specialmente con Leo abbiamo condiviso grandi vittorie».
FASCE FONDAMENTALI – La Roma è una squadra molto offensiva di natura. Mercoledì con il Crotone è stato addirittura varato un inedito 4-2-1-3 con Totti dietro il tridente Salah-Dzeko-El Shaarawy, Paredes (un’ex trequartista che anche grazie ai trascorsi nell’Empoli pure in giallorosso si sta cercando di trasformare in regista) in mediana e i soliti due terzini formato ali a spingere da dietro. Anche se il match con i calabresi può far poco testo, sembrando per lo più lo spot ideale per il ritorno al campionato a 18 squadre, quando il capitano non è in campo e al suo posto c’è Perotti (con Nainggolan e De Rossi in mediana), Florenzi e Peres portano la Roma a giocare inevitabilmente con il baricentro molto alto. E questo è possibile quando la squadra riesce a garantirsi una percentuale nel possesso palla molto alta. Con il Crotone è stata addirittura del 74%. Nelle precedenti gare casalinghe non si era discostata più di tanto: con l’Udinese 73% mentre con la Sampdoria 60% (ma nella ripresa, dove si è materializzata la rimonta, è lievitata al 70%). Fuori casa invece la tendenza opposta essendo scesa drasticamente intorno al 50%. Il discorso, al di là dei numeri, è semplice e riporta indietro a 40 anni fa, quando Liedholm nello spiegare la ragnatela si divertiva a stuzzicare calciatori e giornalisti: «Se la palla l’abbiamo noi, gli altri non possono segnare». E anche Spalletti, spesso e volentieri, si rifà al pensiero del Barone, spiegando l’utilizzo di Florenzi: «Se la Roma è quella del secondo tempo contro la Sampdoria, allora Alessandro può giocare in quella posizione perché costringe gli avversari a difendersi. In questo caso non può ma va fatto giocare lì, perché regala sempre la superiorità numerica. In 45 minuti è arrivato 20 volte sul fondo. A Cagliari invece non è mai partito e allora abbiamo subito». Tradotto: se facciamo noi la gara, un nostro potenziale punto debole (trattandosi di due calciatori che giocano fuori ruolo) si trasforma in un nostro punto di forza. Torino-Roma non farà differenza: la supremazia sulle fasce regalerà quella sulla partita.