Strano vederlo lì, tra gli undici. Petto in fuori, pure. A cantar l’inno. La maglia della Nazionale, oggi per Alessandro Florenzi, è la prima, quasi l’unica. Strano, appunto. Lui romano (di Vitinia), romanista, capitano della Roma, fino a prova contraria. E quella prova contraria è arrivata da un po’, perché a portare la fascia, spesso e volentieri, è Dzeko: Ale dalla deprimente sfida con la Sampdoria in poi, è sempre finito in panchina.
Avversario – si fa per dire – di fascia nella Roma, ieri avversari e basta: Edin a rappresentare la Bosnia, Alessandro l’Italia. Ieri i due si sono scambiati pure un affettuoso buffetto. Dal 20 ottobre, giorno di Sampdoria-Roma, nella quale è stato in campo per 75 minuti (da titolare), Florenzi ne ha giocati solo sei contro il Borussia Mönchengladbach all’Olimpico e dodici contro l’Udinese.
UN MESE NERO Quindi, il terzino-centrocampista-attaccante della Roma, non vive l’ebbrezza di starci dal primo minuto da quasi un mese. Cosa insolita per uno come lui, abituato ad essere considerato da tutti un jolly, da Zeman fino a Ranieri, in tutto il suo percorso romanista, e chissà se continuerà anche dopo gennaio. Come noto, i jolly sono tali perché trovano sempre un posto in prima fila. Sono i diversamente titolari, quelli che un buco in squadra alla fine lo trovano sempre.
Florenzi, in azzurro, balla tra due allenatori che hanno nei suoi confronti sensazioni e opinioni diverse: Fonseca non lo vede come terzino (ieri bene in Nazionale proprio da terzino), e davanti ha il pienone e comunque soluzioni, a suo dire, più convincenti, anche in mancanza dei titolari (in difesa gli viene preferito Santon, che in estate è stato sul punto di andare via); dall’altra si ritrova Mancini che, come tutti i suoi predecessori, si fida di Florenzi: da Conte a Ventura, fino appunto, all’attuale ct della Nazionale. Florenzi fatica meno del previsto, gioca una gara dignitosa, sperando di non godersi questi momenti solo con la Nazionale. (…)
FONTE: Il Messaggero – A. Angeloni