Sicuro di sé ma senza fare voli pindarici. Concreto, come piace definirsi a tutta la nuova Roma. Fonseca approccia nel modo giusto il suo primo derby della Capitale. Si presenta in conferenza stampa ancora aiutato dal traduttore, in sala c’è anche il suo addetto alle pubbliche relazioni Pedro Pinto – ex capo della comunicazione alla Uefa – che lo ascolta e annuisce durante le risposte più significative. «Ho già giocato diversi derby – spiega il tecnico portoghese – capisco che sia una partita speciale, si percepisce parlando con i tifosi per strada, vale tre punti, ma esiste un coinvolgimento emotivo maggiore. Spero che per me sia il primo di tanti derby e non vedo l’ora di giocarlo».
Lo ha preparato senza stravolgere i programmi: pranzo obbligatorio per la squadra a Trigoria dopo l’allenamento, qualche ora libera per i giocatori e poi tutti di nuovo nel centro sportivo per cenare insieme e iniziare il ritiro. Alla domanda sul ruolo di favorita assegnato alla Lazio Fonseca replica convinto: «Sono soltanto parole, conta il campo. La Lazio è fortissima, ha grandissimi calciatori e un allenatore che già da diverso tempo guida la squadra. Ma i pronostici vanno rispettati durante le partite».
Servirà una Roma molto più solida dietro rispetto all’esordio in chiaroscuro col Genoa. «Abbiamo fatto una riflessione profonda su quella partita e sull’atteggiamento che avremo contro la Lazio. Ci siamo preparati per ogni situazione, non sono un allenatore dogmatico: credo nella nostra idea di gioco ma l’obiettivo è vincere. In base al risultato cambierò
la squadra e se dovesse servire inserirò anche un difensore in più». Sulle scelte si tiene vago. «Mancini e Zappacosta sono pronti, potrebbero giocare. Florenzi esterno alto a sinistra? È un’ipotesi che stiamo considerando».
Prima di chiudere con un messaggio d’affetto per Luis Enrique, parla del caso Juan che ha disattivato i profili social dopo gli insulti post Roma-Genoa. «È una situazione regolamentata dal club, il calciatore non può postare tutto ciò che riguarda la squadra. Juan sta bene, nel calcio tutti sbagliano ed è uno sport per gente forte. I miei calciatori devono reagire nelle avversità. Col Genoa i problemi sono stati collettivi e il responsabile sono io che sono l’allenatore. Non mi sentirete mai puntare il dito contro qualcuno a mia discolpa». Con queste parole qui si conquistano gli spogliatoi. E, magari, si vincono anche i derby.
FONTE: Il Tempo – A. Austini