L’Inter e Davide Frattesi sono promessi sposi. Si sono già detti sì, il centrocampista ha scelto il nerazzurro. Perché il matrimonio diventi realtà adesso serve una… cessione.
Il punto adesso non è più ormai neppure tra Inter e Sassuolo. Il dialogo fitto tra i due club degli ultimi giorni ha infatti portato a un accordo di massima sulla valutazione del centrocampista: 35 milioni di euro la cifra, prestito oneroso con obbligo di riscatto la formula, l’attaccante Samuele Mulattieri – valutato 5 milioni – la contropartita tecnica individuata per la chiusura del cerchio, tanto che nelle prossime ore i nerazzurri verseranno al Frosinone 500 mila euro per riportarlo a casa.
Che cosa manca allora? L’Inter ha bisogno di incassare prima di procedere all’acquisto. E non c’è l’ok di Steven Zhang a chiudere l’affare prima di alleggerire la rosa. L’Inter deve vendere, perché non si transige dal regime di autofinanziamento ben spiegato da Zhang e dai dirigenti a Inzaghi nel vertice di martedì scorso. E l’attesa è rischiosa. Perché in questa impasse possono inserirsi altri club. L’ultimo in ordine di tempo che ci sta provando è il Milan, che proprio nelle ultime ore ha chiesto a Giovanni Carnevali, a.d. del Sassuolo, un incontro per parlare di Frattesi.
I rossoneri sono alla ricerca di un centrocampista proprio con le caratteristiche del romano, a maggior ragione dopo l’infortunio di Bennacer che tornerà disponibile per Pioli solo nella seconda parte della prossima stagione. E poi c’è la Juventus, che da tempo ha mosso passi verso Frattesi e che, tra le grandi, è quella che nell’immediato ha maggiore disponibilità economica.
Non va poi esclusa dai ragionamenti la Roma, che ha un vantaggio rispetto agli altri club. La società di Friedkin vanta sul giocatore la possibilità di scontare il 30% sulla futura rivendita, frutto di un accordo stipulato quando Frattesi lasciò proprio la capitale in direzione Sassuolo. Da escludere, per volontà dello stesso calciatore, le piste estere: il ragazzo vuole restare in Italia, l’ha detto chiaramente.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – D. Stoppini