Dan Friedkin pare pronto a fare all in. Per prendersi il pacchetto di maggioranza della Roma. Subito, senza passare per tappe intermedie. È la novità di questi ultimi giorni di una trattativa che si sta svolgendo negli Stati Uniti e in cui, al contrario di quello che si dice, lo studio Tonucci ha un ruolo non prioritario. «Se a Pallotta gli viene garantita la cifra che vuole per la Roma, il presidente cede la società», così ieri ci ha detto un personaggio che su questa vicenda è molto ben informato.
In questo caso, è probabile che l’attuale proprietario giallorosso possa rimanere dentro (forse) solo per quello che riguarda la vicenda dello stadio di Tor di Valle. Per il quale, come vedremo, sembra proprio che si sia arrivati, finalmente, a un passo dall’accordo tra i proponenti e il Campidoglio. Altro elemento che potrebbe avere avuto il suo peso nella decisione dell’imprenditore americano che colleziona aerei di guerra, di prendersi subito il pacchetto di maggioranza della società giallorossa.
Il costo Un miliardo di euro. Questa è la valutazione che Pallotta ha fatto della sua Roma che, nei suoi anni di presidenza, è vero che non ha vinto nessun trofeo, ma è altrettanto vero che dal punto di vista di struttura societaria ha fatto enormi passi in avanti. Può sembrare una cifra eccessiva, e probabilmente lo è, ma per acquisire il pacchetto di maggioranza, il cash che serve è inferiore. Perché al miliardo di euro bisogna sottrarre i circa duecentosettanta milioni di debito strutturale che la società ha in essere.
Così si scende a poco più di settecento milioni (a cui andrebbero aggiunti i centocinquanta milioni di aumento di capitale già deliberati che bisognerà fare entro il trentuno dicembre del prossimo anno). Ed è su questa cifra che le parti si stanno confrontando per trovare un punto d’accordo definitivo, avendo per ora messo in secondo piano il piano originario che prevedeva un ingresso graduale del nuovo proprietario con un primo versamento cash di circa centocinquanta milioni, ovvero quanto è stato fissato per l’aumento di capitale. (…)
FONTE: Il Romanista – P. Torri