A neppure un mese dal closing con Pallotta, i Friedkin cercano soci per costruire la nuova Roma. In realtà, sin dall’avvio della trattativa per rilevare la società giallorossa i texani hanno provato a coinvolgere dei fondi d’investimento nell’operazione (un fondo italiano ha valutato attentamente la possibilità, ma ora non è più interessato), poi lo stop per la pandemia e il rinvio del deal li ha costretti a chiudere da soli, acquistando il club con la holding di famiglia.
Adesso, stando a quanto raccontano più fonti qualificate del mondo finanziario, i Friedkin offrono una quota di minoranza agli investitori interessati ad entrare nel capitale della Romulus and Remus Investements LLC, il veicolo costituito nel Delaware per acquistare il pacchetto di controllo dell’As Roma e le altre società correlate, nuovo stadio compreso.
Rilevando un club indebitato e in forte squilibrio tra costi e ricavi, i Friedkin hanno pagato 199 milioni a Pallotta e soci come «gettone» di entrata e sanno di dover spendere tanti altri soldi entro dicembre soltanto per mettere le cose a posto. Per la Roma lo scorso 31 marzo si è infatti determinata una riduzione del patrimonio netto della società tale da far scattare l’articolo 2447 del Codice Civile, le cui disposizioni sono state però congelate fino al 31 dicembre coni decreti pensati dal Governo per contrastare la pandemia: dopo tale data sarà però necessario aumentare il capitale fino ad uscire da tali parametri.
Nel piano stilato quando c’era ancora Pallotta al timone, oltre all’aumento di capitale deliberato fino a un massimo di 150 milioni (ne mancano ancora 63 da coprire entro Capodanno), erano state messe a budget plusvalenze per 120 milioni. Visto che Friedkin ha stanziato 85 milioni come quota di capitale da versare subito invece dei 63 milioni mancanti nel vecchio calcolo, «basterebbero» un po’ meno di 100 milioni di plusvalenze. Ma arrivare a questa cifra entro la chiusura del calciomercato sembra una vera impresa. Quindi tutto lascia pensare che i milioni da versare entro fine anno saranno più degli 85 previsti.
Detto che va ancora calcolata la spesa per l’Opa, su cui la Consob ha chiesto chiarimenti, e l’eventuale spesa per il delisting, poi servirà probabilmente un’ulteriore immissione di denaro per la fase di rilancio, con in testa un progetto triennale. Intanto Friedkin rischia di dover spendere in pochi mesi quasi quanto ha già pagato a Pallotta e soci: avere un partner con cui dividere l’investimento, coinvolgendolo magari anche nel progetto stadio, renderebbe l’impatto meno pesante sul The Friedkin Group. E l’aumento di capitale della Roma sarebbe il momento più opportuno per far salire a bordo un socio.
I contatti sono stati avviati da tempo e fra le varie ipotesi c’è quella che porta a Vitek: un paio di settimane fa nella sede di Rothschild Italia è andato in scena un incontro tra gli uomini del magnate ceco (ha costituito la società Stirling Bridge per effettuare l’investimento sullo stadio), Marc Watts e altri manager del Gruppo Friedkin, Daffina (ceo di Rothschild), Luca Parnasi e Naccarato (in rappresentanza di Eurnova), seguito a pochi giorni di distanza da un incontro personale tra Dan Friedkin e lo stesso Vitek.
L’imprenditore ceco continua a lavorare all’acquisto dei terreni di Tor di Valle e ha proposto a Friedkin di conferirli nella società che si occuperà di costruire l’impianto in cambio di una quota del club giallorosso. Non sembra però questa l’opportunità che cercano i texani.
Sul fronte iter burocratico dopo i fuochi d’artificio di inizio agosto, è nuovamente tutto fermo: né la Giunta Zingaretti in Regione né la Giunta Raggi in Città Metropolitana hanno ancora proceduto alla loro adozione degli accordi col Campidoglio. Fino a che non avverrà questa adozione, i testi non potranno essere firmati e, quindi, entrare nella Convenzione generale da portare al voto in Aula Giulio Cesare. Magari l’incontro tra i Friedkin e la Raggi – si sta cercando di fissarlo e i rispettivi collaboratori sono ancora al lavoro per incrociare le agende – potrà dare un’accelerata al dossier, del quale non si sta più occupando il vicepresidente giallorosso Baldissoni, segnalato in uscita dal club.
FONTE: Il Tempo – A. Austini / F. Biafora