Paulo Fonseca non convince, la Roma non decolla, la conferma del quarto posto (con Lazio e Atalanta che si sono avvicinate) non lascia tranquilli i nuovi proprietari della società giallorossa. La Roma ha un punto in meno della passata stagione, quando Fonseca, appena arrivato, studiava il calcio italiano. Numeri alla mano, il rendimento della squadra non è migliorato, anzi.
I Friedkin, ammirevoli per il loro impegno nel rimettere a posto i conti del club e per la costante presenza al fianco della squadra (anche domenica padre e figlio erano in tribuna a Bergamo e hanno assistito al tracollo giallorosso), sono delusi, ma confermando l’allenatore all’inizio della stagione si sono incartati.
Il futuro del tecnico sarà deciso da Tiago Pinto, in arrivo dopo le feste per insediarsi nel nuovo ruolo di general manager. Friedkin lo ha incontrato, si fida di lui, sarà il giovane portoghese a decidere la gestione tecnica della squadra. Fonseca non rischia l’esonero, ma il suo futuro dipende solo dalla qualificazione in Champions, che per una clausola inserita nel suo contratto, in scadenza a giugno, gli darebbe la certezza della conferma.
Tra i dirigenti ci sono molto perplessità su come Fonseca ha gestito la partita di Bergamo. Adesso padre e figlio texani hanno le mani legate. Hanno impiegato alcuni mesi per individuare un nuovo dirigente che fosse il referente della parte sportiva e gli lasceranno carta bianca nelle decisioni da prendere. Resta da capire cosa deciderà il nuovo dirigente portoghese. Avrà la forza di disegnare a fine stagione un futuro senza il suo connazionale in panchina?
Quest’anno i senatori che Fonseca ha tanto voluto in squadra per aggiungere esperienza lo stanno aiutando poco, anche loro spariscono nei confronti con le squadre di prima fascia. La Roma contro il Napoli e l’Atalanta è stata presa a pallonate. Il motivo è semplice: contro avversari di bassa classifica le partite le vincono i giocatori con la loro qualità, contro le grandi ci vuole qualcosa da parte dell’allenatore.
La Roma quando trova squadre di un livello superiore manca di intensità. Con le big, poi, sbanda pericolosamente in difesa. Due gol subiti contro la Juve, tre dal Milan, quattro a testa da Napoli e Atalanta. Tredici reti in quattro partite, con Inter e Lazio ancora da affrontare.
FONTE: Il Corriere dello Sport – G. D’Ubaldo