L’unica intervista ufficiale resta quella del 3 settembre 2020, due settimane dopo l’insediamento. Ricordate la metafora del “gigante addormentato”? Da allora, i Friedkin sono rimasti in silenzio preferendo rispondere con le azioni alle domande dei tifosi. In 16 mesi da presidenti hanno ribaltato la Roma, dalle alte sfere dirigenziali allo scheletro della squadra, con il colpo Mourinho che serviva come manifesto per programmatico di un’idea ambiziosa.
Da imprenditori alla crescita di medio-lungo termine hanno mantenuto molte promesse, trattenendo i calciatori migliori e investendo oltre 120 milioni sul mercato. I risultati sportivi però non sono stati soddisfacenti: il loro primo campionato si è chiuso al settimo posto, con ricadute negative sul bilancio, obbligando la proprietà ad aumentare l’immissione di liquidità con un enorme aumento di capitale (salito a 460 milioni). La seconda è cominciata peggio della prima. Per questo il Corriere dello Sport-Stadio rivolge ai Friedkin cinque domande, nella speranza di stimolare un dibattito costruttivo e di interpreta le richieste della gente.
Mourinho. Il primo tema riguarda l’allenatore, che ha firmato un contratto da 7,5 milioni a stagione per tre anni, con agevolazioni fiscali legate al decreto crescista. Mourinho è stato un investimento proficui per quanto riguarda l’impatto sulle presenze da stadio: tra abbonati e tifosi occasionali l’Olimpico è sempre pieno o quasi. Ma sul campo ha già perso 8 partite, compreso l’umiliante 1-6 di Bodo, e in campionato ha raccolto 8 punti in meno di Fonseca, il predecessore. La domanda è: i Friedkin sono disposti a sostenerlo in tutto, a prescindere dai risultati del primo anno?
Il mercato. Il prossimo bivio è la finestra trasferimenti di gennaio. Tiago Pinto ha garantito dopo la sconfitta contro l’Inter che la Roma sarà rinforzata durante il mercato invernale. Ma con una rosa che ha perso valore e senza cessioni remunerative nell’immediato, quanti e quali giocatori potranno arrivare? Tiago Pinto è già sotto esame: non può sbagliare scelte.
Le finanze. L’altro discorso da approfondire riguarda il lato finanziario. Se la Roma, come sembra, resterà fuori dalla Champions League per il quarto anno di fila, come pensano i Friedkin di raggiungere l’equilibrio finanziario? L’ultimo bilancio si è chiuso con perdite per 185,3 milioni, mentre l’indebitamento è schizzato a 418,4 milioni (dati aggiornati al 30 settembre). La ricapitalizzazione darà ossigeno ma da sola non può bastare, se non crescono i ricavi e scendono i costi.
Lo stadio. Una delle speranze della proprietà è ottenere il permesso per costruire lo stadio di proprietà, possibilmente nella zona del Gazometro/Ostiense, nel cuore della città e del tifo romanista. A breve è previsto il primo incontro con il nuovo sindaco Gualtieri. Ma serviranno comunque degli anni, dopo l’azzeramento del progetto Tor di Valle. La riuscita dell’operazione è dirimente nelle loro strategie? In ambienti finanziari circola l’indiscrezione forte: senza un via libera snello sullo stadio, i Friedkin potrebbero mettere in vendita la Roma. Come è successo a Pallotta, peraltro.
Totti. Il ritorno di Totti allo stadio e il contemporaneo accordo commerciale siglato con lo stesso sponsor della Roma ha acceso la fantasia dei tifosi, che vorrebbero rivederlo in società con un ruolo dirigenziale. In passato i Friedkin sono sembrati poco sensibili al richiamo delle bandiere: non solo Totti ma anche De Rossi. È cambiato qualcosa negli ultimi mesi?
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida