C’eravamo tanto amati, alla fine però – come spesso succede nella vita – il denaro finisce per rovinare tutto. Pensate al rapporto tra la Roma e Rudi Garcia. «Resterà dieci anni e sarà il nostro Ferguson», giurava il presidente Pallotta, prima di imbarcarsi in un avventato rinnovo di contratto fino al 2018; «Non sarò mai un problema per il club giallorosso», diceva l’allenatore francese quando il barometro cominciava a volgere al brutto. Invece finisce male, con lo stesso Garcia che, in una intervista a «l’Equipe», racconta la sua verità. «Mi aspettavo che la Roma mi liberasse, non è stato semplice. Avrebbero potuto essere più eleganti. Per essere chiari, a causa delle esperienze estive, il mio primo scopo era diventato di lasciare la Roma e avere le mani libere. Oggi non sarei al Marsiglia, se la Roma avesse accettato un accordo finanziario su altre proposte che avevo avuto prima. Il mio obiettivo era di rimanere in un campionato maggiore o di prendere una nazionale capace di vincere il Mondiale, come il Belgio ad esempio, ma non si è fatto per via della Roma. A causa di queste esperienze infelici mi sono detto: “Che sia Marsiglia o no, ha poca importanza, bisogna che tronchi”. Poi è stato un gioco di trattative. Speravano che avessi un’offerta da un grande club che pagasse quanto loro (circa 2,8 milioni netti più lo staff, ndr) per darmi una bella stretta di mano. Io non ne facevo una questione di soldi, ma quando hai firmato un contratto, è normale rispettarlo. Così le cose sono semplici: me ne sono andato con meno del 50% di quello che mi dovevano, ma almeno me ne sono andato. Alla fine, torno in Francia, ma va bene, è una nuova avventura». Oltre al Belgio, c’è da dire che contatti informali per Garcia c’erano stati anche da parte di Inter, Milan, West Ham, Valencia e non solo.
LA BUONUSCITA Inutile dire che le parole dell’ex sono dispiaciute a Trigoria. Il senso del loro discorso è questo: Garcia per sciogliere il contratto voleva che noi gli pagassimo tutto l’ingaggio fino al 2018 e poi lui si sarebbe trovato una squadra. Al limite sarebbe stato pronto a fare uno sconto, ma non troppo. Anche adesso, comunque, una buonuscita Garcia l’ha percepita, appunto poco meno del 50% della somma lorda che gli sarebbe spettata. Quindi, per lui è il suo staff, circa 5 milioni.
LO STAFF E a proposito di staff, col senno di poi Garcia racconta come, nell’estate del 2015, abbia sbagliato ad accettare i preparatori imposti da Pallotta, che Spalletti invece ha messo al loro posto («Utili, ma seguono la mia linea di lavoro»). «È stato un errore – ammette –. Oggi non capiterebbe più. Se succede così, meglio separarsi. Si guadagna tempo lavorando con persone competenti e di fiducia. Per esperienza, so riconoscere la qualità di uno staff medico e tecnico. McCourt (presidente del Marsiglia, ndr) dice che interverrà nelle scelte? Con me può anche farlo, ma non cambierà nulla nel mio modo di lavorare, o altrimenti la cosa non durerà a lungo». Per come sono andate le cose, alla Roma rimpiangono che Garcia non lo abbia fatto già nel 2015. Morale? Forse aveva ragione Tomasi di Lampedusa nel «Gattopardo»: «L’amore è fuoco e fiamme per un anno, e cenere per 30». Appuntamento allora al 2046, o giù di lì.