La sognava. Eccome se la sognava una serata così. Probabilmente dal Roma-Inter della scorsa stagione, quando Perisic fermò a 8 la striscia di vittorie consecutive della Roma di Spalletti e Dzeko uscì dall’Olimpico con la gioia di aver aiutato la squadra a recuperare lo svantaggio iniziale, ma anche la consapevolezza di aver sbagliato un gol che poteva spostare le cose. Ieri quel gol Edin non lo ha sbagliato, anzi, non fosse stato per quel mostro di Handanovic probabilmente avrebbe lasciato un segno ancor più marcato. Proprio nella settimana delle polemiche post-Torino, dei tanti gol falliti in un altro Olimpico, quello granata. E della scia, per lui pesantissima, delle giocate illuminanti di Totti. Ieri Spalletti la sua scelta l’ha fatta: dentro Dzeko e fuori il re di Roma. E stavolta la corona è finita sulla testa del bosniaco, bravo a indossarla in neanche 5 minuti di gioco, al primo tiro in porta. Per Totti ci saranno altre occasioni, ieri la gloria se l’è portata a casa tutta Edin.
SCELTE E SFOGO – Doveva giocare Salah di punta, in molti speravano di vedere proprio Totti dal via e invece Spalletti la mossa a sorpresa, se poi sorpresa è, se l’era tenuta stretta proprio da Torino. Risparmiando Dzeko in Europa League contro l’Astra Giurgiu, per fargli ricaricare le pile della testa e scaricare le tossine dei veleni. Quegli stessi veleni che ha scaricato anche De Rossi, mentre lo festeggiava: «Guardate questa maglia, ha segnato lui. Ora criticate, pezzi di merda», il labiale di Daniele rivolto ai tifosi della tribuna Tevere. Una vena spenta, quella di Daniele, per difendere un compagno che ci soffriva e un po’ ci soffre ancora. «Neanche mi ricordo quello che ho detto – dice De Rossi a fine gara – forse li ho invitati a comprare la maglia di Dzeko, ma in bosniaco… Quando segna lui siamo tutti un po’ più contenti». Già, perché poi, nonostante Dzeko abbia segnato finora in campionato 5 gol in 7 gare (era dal 2012/13 che non partiva così) e all’Olimpico sia andato a segno in tutte e 4 le partite, i tifosi hanno continuato a riderci un po’ su. Colpa dei tanti gol sbagliati nella scorsa stagione, una spada di Damocle che alla prima partita sbagliata torna ad aleggiare puntuale sulla testa di Edin. «Io sto molto bene e in campo si vede – dice lui alla fine – sono un altro Dzeko rispetto allo scorso anno. Ma devo segnare di più, devo essere più cattivo. In carriera ho sempre giocato con un attaccante al mio fianco, qui faccio la prima punta, ma va bene anche così. De Rossi? Abbiamo esultato, ma non ho sentito cosa ha detto. Questa era una partita troppo importante da vincere, è la strada giusta».
FEROCIA E DUELLI – Ieri Dzeko, però, non ha fatto solo gol, ha lottato anche più del solito, tirando fuori quella cattiveria che Spalletti gli rimprovera da un po’. «È dall’inizio dell’anno che punto su di lui, abbiamo bisogno di uno così, ci dà soluzioni diverse – dice il tecnico – È un ragazzo sensibile: lo stadio che lo inneggia lo aiuterà». Intanto ha riequilibrato quella bilancia su cui pesa il duello con Totti. Alla fine si è fatto anche un altro regalo, la maglia scambiata con affetto con Perisic. Un bosniaco e un croato, un segnale per il passato. E anche per il futuro.