La Roma di Spalletti è bella ma ancora imperfetta. Forte ma non ancora grande. Per questo l’allenatore non perde occasione per studiarla, aggiustarla, rifinirla. Ad esempio sabato, nell’amichevole apparentemente insignificante contro la Primavera, la Roma senza i nazionali e gli infortunati è scesa in campo con un inedito 3-4-3. Inedito soprattutto per la presenza contemporanea di due terzini di spinta (nella circostanza Bruno Peres a destra e Seck a sinistra) e di tre difensori puri.
MODIFICA – E’ stata un’estremizzazione della difesa a tre e mezzo che aveva funzionato a meraviglia a Napoli, dove Spalletti aveva sfruttato l’elasticità di Florenzi e i ripiegamenti difensivi di Perotti per attaccare con il 3-4-1-2 e difendere con una sorta di 4-1- 4-1 nel quale De Rossi scalava in mezzo a Manolas e Fazio per rafforzare la pattuglia difensiva.
SPARTITO – Spalletti è sempre in movimento con i ragionamenti e gli esperimenti per cercare un equilibrio definitivo ancora non completo. La Roma ha il miglior attacco della Serie A e, grazie alle ultime due partite concluse senza incassare gol, la terza difesa dopo Juventus e Fiorentina. Ma per vincere, per restare al vertice, deve perfezionarsi. La base su cui muoverà i propri passi rimarrà il 4-2-3-1, il sistema di gioco più utilizzato in assoluto da Spalletti, non solo a Trigoria, ma con molte varabili a seconda delle condizioni dei giocatori e dell’atteggiamento degli avversari che via via si incontrano. Quando tornerà disponibile Vermaelen, oltre a Rüdiger, ci saranno così tanti difensori centrali da immaginare un impiego frequente della difesa a tre. Non va dimenticato che nelle prime tre partite dopo il ritorno, contro Verona, Juventus e Frosinone, Spalletti schierò appunto tre difensori centrali.
IL CENTRAVANTI – Cambiare, dunque, per non perdere contatto con la realtà. E’ questa la filosofia di lavoro che ha portato la Roma, nel girone di ritorno dello scorso campionato, ad adottare addirittura il rombo di centrocampo, con Keita vertice basso e Perotti trequartista, nel tentativo di ottimizzare la velocità di Salah ed El Shaarawy. Visto che Dzeko non riusciva a rendere al meglio, Spalletti studiò la formula dell’attacco veloce, senza dare punti di riferimento in avanti. Ma nel momento in cui ha perso la qualità di Pjanic (e Keita, pilastro sottovalutato della rincorsa al terzo posto nel campionato passato), si è reso conto di aver bisogno di un impatto più fisico sulle partite. Sono entrati in gioco Fazio, Strootman e lo stesso Dzeko, che per fortuna della Roma ha ingranato una marcia diversa rispetto alla prima stagione italiana. E così il 4-2- 3-1, alternato al 3-4-1-2 con Nainggolan trequartista e incursore, ha avuto la propria sublimazione.
ASSESTAMENTO – Il 3-4-3 visto sabato è servito soprattutto in prospettiva di un’extrema ratio. Nelle partite in cui la Roma avesse bisogno di forzare il risultato, potrebbe proporre questa formula bilanciata ma aggressiva. Immaginando, in attesa di Florenzi, Bruno Peres a destra ed Emerson (se non addirittura El Shaarawy) a sinistra. Postilla: sabato Spalletti ha anche provato un’idea di vice Salah da applicare a gennaio, schierando Perotti a destra ed El Shaarawy a sinistra. I due potrebbero anche alternarsi sulle fasce, sempre che il mercato non soccorra la Roma.