Sono gli stati generali della Roma, il luogo e il tempo in cui si condividono le strategie di medio e lungo periodo, in cui si valuta lo stato dell’arte e si scelgono le strade da seguire, nei diversi comparti in cui è divisa la società: la direzione sportiva, la direzione marketing, la direzione media e ovviamente la questione stadio, che un po’ le racchiude tutte. L’input che arriva dalle società, nelle diverse anime che abbiamo ascoltato in questi giorni, è lo stesso: «Non è un summit, non prendiamo decisioni particolari, non c’è un argomento principale all’ordine del giorno». Logico. Però è un dato di fatto che in pochi giorni si sono trovati, o si ritroveranno, davanti a Pallotta il direttore generale Mauro Baldissoni, il direttore commerciale Calvo, il direttore sportivo Monchi, e con ognuno di loro il presidente abbia affrontato, o affronterà, i temi di rispettiva competenza, alla presenza magari di altri dirigenti a vario titolo rappresentativi. E se abbiamo usato un tempo passato e un tempo futuro è perché qualcuno a Boston è già stato e qualcuno sta per arrivare. Ad esempio, il direttore generale Baldissoni è andato ed è tornato già ieri, mentre Francesco Calvo è ancora lì e tornerà domani mentre Fienga e Monchi sono in partenza oggi e stasera saranno negli Usa (quando in Italia sarà notte fonda) e dunque domani affronteranno le rispettive riunioni.
Con Baldissoni ovviamente le questioni sono tutte aperte, senza distinzioni per settore. L’avvocato romano – alla Roma dal primo giorno della gestione societaria e in questo senso l’unico sopravvissuto alle periodiche scosse di assestamento societario, con compiti peraltro via via più importanti, dal semplice ruolo di Consigliere di Amministrazione nel 2011 fino all’investitura a direttore generale, ottenuta nel 2013 – è di fatto l’ideale rappresentante della società americana a Roma e su di lui sono appoggiate la maggior parte delle deleghe operative di Pallotta. (…)
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