Alla fine Spalletti ci ha girato intorno con sagacia, conscio che qualche complimento di troppo può risultare autolesionistico. Quando però, subito dopo la gara con la Sampdoria, gli hanno chiesto se Nainggolan fosse oggi il miglior centrocampista d’Europa, il tecnico giallorosso qualche indicazione l’ha data eccome: «Radja è uno che ha bisogno di ampiezze. Se lo fai pensare e lo chiudi nel recinto ha delle difficoltà, se va dietro al suo istinto di cavallo di razza ha più possibilità. Ce ne sono anche altri di giocatori molto forti, ma lui è fatto di una pasta differente: ha metri, fisicità e qualità». Già, una pasta differente. Come diceva anche Rudi Garcia, «un giocatore da box to box». Di quelli che trasformano l’azione da difensiva in offensiva, facendo la differenza vera nella fase di transizione.
AL TOP – Ma Nainggolan è davvero il centrocampista più forte d’Europa? Forse ancora no, di certo però è tra i migliori, questo sì. Anche se poi, rispetto a tanti altri, paga la scarsa visibilità internazionale, tra la Roma che è uscita dalla Champions e Roberto Martinez (il c.t. del Belgio) che nelle ultime occasioni lo ha lasciato a casa. Lui, nel frattempo, si consola con qualche piccolo record personale: come i 20 gol segnati in giallorosso (la doppietta alla Samp è la numero 500 in competizioni ufficiali nella storia della Roma), esattamente quelli che aveva segnato il suo amico Miralem Pjanic dal momento dello sbarco del belga a Roma (7 gennaio 2014). Gol di cui molti decisivi, basti pensare agli ultimi: quelli a Milan e Udinese e la doppietta alla Samp. E poi le partite, una dietro l’altra. Contro il «suo» Cagliari domani saranno ben 137 partite in giallorosso, come quelle giocate con i rossoblù. Un passaggio chiave, che gli griffa il cuore: da una parte Cagliari, dove ha conosciuto Claudia (la moglie) ed è nata Aysha (la prima figlia); dall’altra Roma, dove vuole restare a vivere e dove ha avuto Mailey, l’altro gioiello di casa.
NUMERI DOC – Ma che Radja, almeno in Italia, sia di fatto il top lo dimostrano anche i numeri della nostra Serie A. Non solo per i 4 gol segnati (7 stagionali), due volte e mezza quelli della media del suo ruolo, ma anche per tutto il resto. Spalletti l’ha trasformato in trequartista centrale (proprio come fece con Perrotta nella sua prima esperienza romana) per sfruttare la sua aggressività sui primi portatori di palla avversari, quelli deputati alla nascita dell’azione dal basso. E Nainggolan lo sta ripagando con 6,32 palle recuperate a partita (contro le 4,52 di media nel ruolo) e 1,47 contrasti vinti (contro una media di 1,18). In quella posizione lì, tra l’altro, aiuta anche tanto negli inserimenti dei centrocampisti, tanto che in ogni gara di media realizza 3,16 sponde (contro 1,44) ed è migliorato anche nella realizzazione dei cross (2,16 contro 1,28), visto che Spalletti lo lascia libero di spaziare ed andarsi a cercare angoli di gloria pure in fascia. Tutto qui? Ovviamente no. Poi c’è la pericolosità e la produttività offensiva: 1,42 occasioni create a partite (la media è 0,97) e i tiri da fuori area (1,42 contro 0,59), una delle sue nuove specialità. Basti pensare ai gol alla Lazio, al Milan ed al primo di giovedì alla Sampdoria. Di fatto, un giocatore completo, totale. Tra i top europei, questo sicuramente sì.