Le violenze fisiche, gli insulti, le minacce e le intimidazioni contro i calciatori sono aumentate dopo la pandemia. Come evidenzia il report dell’Assocalciatori presentato ieri a Roma nel Centro Sportivo della Polizia di Stato. Su 121 episodi registrati nella stagione 2021-22, l’85% è avvenuto nei confronti di professionisti e la metà di questi nelle regioni del nord, con la Lombardia al primo posto davanti a Campania, Veneto e Lazio.
Le cause? Prestazioni giudicate deludenti (44%), ma anche questioni razziali (43%), mentre nel 13% dei casi l’astio è generato da un trasferimento. Come nel caso di Nicolò Zaniolo, “con soggetti estranei che hanno condizionato le scelte di lavoro del ragazzo e anche la Roma sul mercato” ha spiegato Umberto Calcagno, numero uno dell’AIC.
Le istituzioni sportive hanno lanciato un appello. Gabriele Gravina, numero uno della Figc, ha detto che “Il Daspo non è più sufficiente”, aggiungendo che “chi commette atti di violenza non può cavarsela con un fermo di un’ora o di un giorno”. Dopo l’indignazione nazional-popolare per gli scontri in autostrada è successo proprio questo: facinorosi arrestati in flagranza differita e poi rilasciati. “Servono sanzioni che puniscano veramente questi delinquenti“, ha aggiunto Gravina. D’accordo anche il ministro per lo Sport e i Giovani, Abodi, secondo il quale “il Daspo non è sufficiente perché atti di delinquenza avvengono anche fuori dagli stadi“, anche se “i club devono iniziare a recidere la relazione equivoca con certe tifoserie”.
I “dirigenti che si sentono padroni del calcio“, come li ha chiamati il ministro, devono “dare il buon esempio anche con il linguaggio”. Cori (36%), insulti (22%), striscioni (14%) e commenti sui social (9%) svettano nella classifica del malcostume, “ma non li si deve ritenere fatti secondari, perché sono l’anticamera della violenza fisica (al 7%)“, ha aggiunto. Paolo Cortis, presidente dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, ha detto che “ci si aspettava di partire nel 2023 con più serenità e invece l’allarme resta altissimo“.
FONTE: Il Corriere dello Sport – G. Marota