Paura e pentimento. Ma poteva andare anche peggio. Il risveglio della Roma è agitato da Bruno Peres: stavolta non c’entrano infortuni, bensì un incidente stradale, con dinamica e responsabilità ancora da chiarire. I fatti. Intorno alle 5 e mezza di mattina,il brasiliano sta tornando verso casa in compagnia di alcuni amici con lui ha trascorso una serata in centro, decisamente più lunga di quanto sperasse la Roma, dopo aver preso parte all’ora di cena alla festa dei club giallorossi dell’Airc in un hotel sulla Pontina. Il terzino e il resto della comitiva viaggiano su due auto, una è la Porsche presa in leasing con un contratto intestato a Peres. All’altezza di Piazza dei Tribunali, di fronte alla Corte di Cassazione, la macchina sportiva del brasiliano finisce contro un paio di paletti piantati sul marciapiede che fa da spartitraffico. Superato lo spavento e constatati i danni neppure troppo gravi alla vettura (una ruota anteriore fuori uso) ,il romanista, del tutto illeso, e gli amici montano sull’altra auto e lasciano la Porsche sul luogo dell’incidente.
Ma poco dopo vengono fermati dagli agenti del commissariato Trevi e dai vigili urbani intervenuti sul posto. «Non guidavo io» è stata la versione subito fornita da Bruno Peres e poi ribadita ai dirigenti della Roma. Ma in attesa dei riscontri, anche attraverso le immagini riprese dalle telecamere presenti nella zona, la vettura è stata posta in stato di fermo amministrativo, in quanto il calciatore sta circolando con una patente brasiliana e quindi non valida nel territorio italiano. L’articolo 116 del codice della strada prevede il pagamento di 5.000 euro entro 60 giorni dall’infrazione e poco importa che a breve, grazie a un accordo ratificato fra Italia e Brasile, le patenti provenienti da quel Paese verranno «volturate»in automatico. Nulla da eccepire, invece, sulle condizioni del ragazzo che si è mostrato lucido agli agenti: non c’è stato bisogno di sottoporlo all’alcol test. Oltre alla sanzione amministrativa, il terzino giallorosso ora rischia una multa dalla Roma per aver violato il regolamento interno. Ieri, nel giorno di riposo della squadra, è stato convocato a Trigoria dal diesse Massara che gli ha chiesto conto dell’accaduto. Bruno Peres si è scusato, ha ribadito che non era lui al volante e aspetta il ritorno di Spalletti dalla Russia per chiarirsi anche con l’allenatore. A sua volta la società attende che venga depositato il verbale per capire se la versione del giocatore corrisponda alla realtà. Aldilà della dinamica dell’incidente, resta l’orario perlomeno «spiacevole» dell’episodio, anche se ieri non c’era alcun allenamento fissato. Non è certo il primo e non sarà l’ultimo caso del genere: in passato,anche recente, fatti ancor più gravi sono stati abilmente «nascosti» e gestiti dalla Roma e dai giocatori. Ma Spalletti sull’aspetto della professionalità non transige. Anzi, lo ha messo in testa agli obiettivi che deve raggiungere la squadra per convincerlo a rinnovare il contratto in scadenza a fine campionato. Quando dice che rimarrà «solo se la Roma vince», intende pure un cambio di mentalità dentro e fuori il campo. Bruno Peres ha violato il«codice spallettiano».Da Bergamo in poi è pronto a farsi perdonare.