La Conference League di Mourinho l’ha celebrata da primo cittadino, in quella dependance del tifo giallorosso che era, l’altra notte, Tirana. Se chiedi a Roberto Gualtieri quale trofeo stia in cima al suo pantheon simbolico, ti risponde che non lo sa. “Perché sono ancora tutto dentro l’emozione. Ricordo che l’anno del tricolore era il mio primo da abbonato, non persi una partita.
Allora Totti era in campo, aprì la goleada decisiva contro il Parma e tutto filò subito liscio. Stavolta Francesco era in tribuna con me, con il presidente della Figc Gravina e la sottosegretaria Vezzali. Abbiamo esultato insieme per il gol di Zaniolo, ma poi abbiamo sofferto molto di più. Sembrava che la partita non finisse mai e per tutti il fischio fnale è stata una liberazione. Vedere i giocatori alzare la coppa, Mourinho tra loro, la gioia dei tifosi romanisti e l’applauso civile e sportivo ai giocatori del Feyenoord che si sono battuti con onore è stato meraviglioso”.
Il metodo Mourinho, che ha portato al successo una squadra di onesti comprimari, può servire al palazzo? “Credo di sì – dice Gualtieri -. Mourinho ha voluto portare a casa un risultato e ce l’ha fatta, grazie alla mentalità e alla determinazione che ha trasmesso a tutta la squadra. La sua guida è stata decisiva, ma conta di più il fatto che i giocatori abbiano sentito come propria la sua sfida. Vorrei conoscerlo, anzi spero di incontrarlo presto. E vorrei che la Coppa della Conference League potesse essere esibita al Campidoglio e anche nei Municipi, come abbiamo fatto l’anno scorso con il trofeo degli azzurri di Mancini”.
FONTE: Il Corriere dello Sport – A. Barbano
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