(…) Sergio Rosi è volato via quasi un anno fa e ieri sera, in piazza, dove ai tempi del mercato lo vedevi aggirarsi nel retro dei banchi ad aggiustare frigoriferi, il club ha consegnato una targa in suo ricordo al figlio Maurizio.
Sergio e sei amici fondarono il Roma club Testaccio in un giorno di ottobre del 1969: poche lire e pochi metri quadri (18!) in una stanza a via Vespucci, poi gli anni gloriosi in via Branca, prima del trasferimento forzato nella sede di via Ghiberti, tra il cinema Greenwich e il mercato coperto.
Ieri, il club ha festeggiato 50 anni in piazza, con tante vecchie glorie – Aldair, Candela, Giannini, Nela – e tanti amici del quartiere. La Roma gli ha fatto gli auguri su Twitter, definendolo il «cuore pulsante del nostro tifo, un quartiere in cui abbiamo giocato, gioito, festeggiato».
Ma il Testaccio – prima il campo, poi il rione, infine il club – è stato innanzitutto un grande museo romanista: le scritte sui muri, le saracinesche colorate, i disegni sull’asfalto, le mattonelle giallorosse, le bandiere alle finestre, le foto con dedica. Una volta, Antonello Venditti disse: «I romanisti conservano tutto perché hanno il senso della storia. È come avere un cuore con una memoria enorme» (…).
FONTE: La Gazzetta dello Sport