A Bergamo i tifosi della Roma hanno visto una squadra diversa, diversa da quella “naif” descritta spesso da Mourinho. Nel giorno più difficile è andata in scena una rivoluzione copernicana e la metamorfosi è stata totale: Smalling è stato un gigante, in marcatura e anche per personalità; Cristante è stato un leone in mediana, Ibanez ormai emblema dello stile Mourinho, Abraham ha giocato una partita degna del miglior Dzeko. Una squadra cattiva e concentrata, come non si vedeva da tempo.
Le parole di Mourinho nel post gara erano sembrate una resa, invece quella gara è stata un nuovo punto di partenza. Prima di Bergamo, lo Special One ha fatto leva sull’amor proprio dei calciatori: nella riunione tecnica ha pungolato la squadra dicendo loro “dovevamo essere noi a sorprendere tutti, soprattutto quelli che tutti i giorni ci ricordano che da mesi, anni e giorni non vinciamo contro una squadra, e invece è arrivato il terremoto”.
Ai suoi ragazzi ha anche ripetuto “ci danno tutti per sconfitti, noi invece andiamo a Bergamo per vincere”, è stato un martello e la squadra ha recepito. Rivedere la Roma giocare in quel modo ha regalato una speranza che va anche oltre il ridotto gap dalla zona Champions.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina