La Roma americana esiste da cinque anni. E negli ultimi cinque anni, la Juventus ha sempre vinto lo scudetto. E’ una coincidenza che disturba non poco i tifosi e anche i dirigenti giallorossi, al lavoro per interrompere la tendenza. Ma il divario resta importante, soprattutto sotto il profilo delle potenzialità economiche. E il passaggio di proprietà della risorsa Pjanic di sicuro rende più difficile la sfida a cui dovrà dedicarsi Luciano Spalletti.
FAIR PLAY FINANZARIO – Tra l’altro a Sabatini la mossa del gatto maculato non è riuscita: oltre a perdere Pjanic, appunto, la Roma ha buone probabilità di essere rimasta al di fuori dei confini imposti dal fair play finanzario, soprattutto a causa del congelamento della trattativa con il Torino per le cessioni di Ljajic (dubbioso) e Iago Falque (convinto) per un totale fresco di 8 milioni da iscrivere a bilancio. La sicurezza contabile arriverà soltanto in autunno, quando il consuntivo verrà approvato, ma da Trigoria confermano che l’Uefa potrebbe infliggere al club un’altra sanzione (si spera solo quella pecuniaria da 4 milioni prevista nel patteggiamento della prima sentenza) per il mancato rispetto del vincolo del -30 di bilancio. Le eventuali punizioni su base europea sarebbero scontate nella stagione 2017/18. La società è convinta comunque di aver intrapreso un percorso virtuoso e dunque di convincere la commissione Uefa a non colpire con severità: in fondo il saldo della campagna trasferimenti del solo anno solare 2016, dunque compresa la finestra di mercato di gennaio, resta in attivo.
MOVIMENTI – E’ possibile che Pallotta torni a Nyon per spiegare il progetto della Roma, aggiornando l’Uefa sull’avanzamento dell’iter per la costruzione dello stadio di Tor Di Valle, su cui pesano ancora parecchie incognite: il dossier, con gli aggiustamenti richiesti dal Comune, deve passare alla Regione Lazio perché prenda il via la conferenza dei servizi, ultimo e non banale passaggio prima dell’apertura del cantiere. La svolta politica in Campidoglio, con l’elezione di Virginia Raggi, renderà più lento il processo perché, oltre alla necessaria dichiarazione di conformità del progetto definitivo alla delibera sul pubblico interesse, la nuova assemblea capitolina dovrà approvare la variante al piano regolatore. David Ginsberg, responsabile dello stadio della Roma, è in costante contatto con il Comune per conoscere le novità.
PARTNER – Intanto i manager del fondo Raptor, il centro nevralgico degli affari di Pallotta, stanno lavorando di concerto con i colleghi della Roma per presentare al più presto un partner interessato a una quota del club. Kaithlyn Colligan, la donna manager della Roma, in questi giorni è in Italia ma nelle scorse settimane è stata in Cina per studiare i margini di trattativa con un gruppo cinese. Resta da capire se a Pechino siano interessati al business dello stadio o alla questione sportiva. Il dubbio ha riflessi anche sulla selezione per il main sponsor, che consentirebbe alla squadra di giocare dopo oltre tre anni con una scritta sulla maglia. E alla società di incassare una decina di milioni all’anno, che in tempi di fair play finanziario sono di fondamentale importanza.