Io gli olé non li avrei fatti nemmeno nel recupero, pensa a fine primo tempo. Ma non per discorsi ipocriti di presunta sportività, semplicemente per il motivo che ha fatto incazzare Mourinho: manca una vita, non si “sciala”. L’uomo che indica la Lupa la rispetta: “la gatta presciolosa fece li fiji ciechi”. E non è scaramanzia, è necessità di stare sul pezzo, soprattutto in quegli attimi dove era fondamentale quantomeno non prendere gol e, se possibile, approfittare del tracollo psicologico degli altri. La rabbia di Mourinho insegna questo e vale più di mille 4-3-3, diagonali, pressing, sovrapposizioni, fase di transizione attiva, proattiva o quello che è, anche perché ieri da quel punto di vista quel rincoglionito di Mourinho che ha vinto solo per caso tutto quello che ha vinto ha “sdrumato” Sarri e il suo calcio. ‘Sti pronomi…
Il mio calcio è solo quello che gioca la Roma, qualunque esso sia. In maniera chiaramente sproporzionata, il “no” plateale di Mou assomiglia alla cosa più bella che ha fatto Capello qui: urlare “dilettanti” in faccia a chi invase durante Roma-Parma. Per queste cose ci sono certi allenatori. Anche per questo avere Mourinho è un plus. Lui allena ambienti, dimensiona le cose. Non si tratta oggi di prendersi rivincite, si tratta di capire che Mou è un valore emozionale, che ha unito questa piazza, che è bello che un tecnico simile si sia legato a noi, che questo non ci sminuisce ma anzi – appunto – ci “dimensiona”, che il resto d’Italia rosica, che se va male significa che loro hanno vinto (esempi di “loro”: Di Canio, Moggi, Bargiggia eccetera) e poi oh io lo trovo adorabile.
Ora questo Roma-Lazio 3-0 è importante anche per questo: perché è il derby perfetto di Mourinho, perché Mourinho alla Roma ha vinto 3-0 contro la Lazio. Noi siamo di qua, noi lo sappiamo che queste cose valgono. E restano. Fosse per me a Mourinho non solo darei i tre anni di tempo del contratto, ma anche qualcosetta di più, spero che questo derby (20 marzo 2022, Roma-Lazio 3-0) dia tempo a lui e a tutti noi. A proposito di Di Canio, Moggi, Bargiggia…, un pensiero a Zeman, anzi no a Mazzone che a Zeman gliene ha fatti tre: questo derby somiglia molto a quello del 27 novembre ‘94, per il risultato, l’andamento (pure una traversa sul 3-0) il pronostico iniziale, persino, qualcosa, nella coreografia, con la Lupa che domina, che domina tutto.
Il 19 marzo, il giorno del papà era stato pure il compleanno di Carletto, il pensiero ci sta tutto e ci sta anche quello al papà della Roma per davvero, Italo Foschi, di cui ieri ricorreva l’anniversario della morte. Un pensiero a un ragazzino, Zalewski, che si sente “Mai sola mai” in auto dopo la partita e che nel secondo tempo nel tentativo di calciare lontano un pallone che era già fuori finisce contro un cartellone della Tevere; a Smalling che all’88’ strilla a Veretout con fare “carnivoro” perché lascia tirare Savic; a Zaniolo che per qualcuno oggi sarà un caso, mentre ieri per me era come un tifoso qualsiasi che esultava dalla panchina. A Lazzari che al 91′ cerca un rigore che non c’è.
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FONTE: Il Romanista – T. Cagnucci