Non è spinto dalle stesse motivazioni di James Pallotta, che acquistò la Roma per poterla poi rivendere e guadagnarci. Dan Friedkin vuole invece ottenere risultati tangibili e godersi il successo. Non solo la passione smodata per la città di Roma, ma anche la voglia di primeggiare: per questo Friedkin sa bene di dover necessariamente passare attraverso la realizzazione dello stadio.
Se il Comune dovesse tergiversare il nuovo presidente della Roma potrebbe addirittura ricominciare da zero il progetto, con altri interlocutori ed in un’altra area. Niente alibi, però: Friedkin immetterà da subito liquidità per garantire competitività. Questo non significherà smettere di cedere pezzi pregiati, ma garantirà una maggiore autonomia dalla partecipazione alle coppe anche grazie all’elasticità concessa dal Uefa sul Fair Play Finanziario quando c’è un cambio di proprietà.
Il figlio di Friedkin, Ryan, sarà all’inizio solo una figura di raccordo tra la proprietà ed il managment. Forti cambiamenti previsti nel consiglio di amministrazione. Baldini resterà solo se accetterà un ruolo che sia effettivamente e non solo nominalmente da consulente, mentre Baldissoni potrebbe rilanciarsi con la nuova proprietà.
FONTE: Il Corriere dello Sport