Si spengono le luci della Serie A, tornano ad accendersi i riflettori sul prato dello Stadio Olimpico. “Osceno, disastroso, veramente imbarazzante” è il giudizio ricorrente che arriva dagli spogliatoi di Roma e Lazio. Mourinho, in tempi recenti, lo ha definito “sabbioso come una spiaggia portoghese” e Sarri ha rincarato la dose definendolo un campo “non degno della città di Roma“. Se a questo aggiungiamo l’ironia fatta sui social dall’Helsinki (“campo non dei migliori”), il quadro è completo.
Ma la situazione è chiara anche a chi si occupa del terreno di gioco, per questo sfrutterà la sosta per metterci mano: il primo step è stato un particolare trattamento, definito “verticut”, che è servito a togliere stoloni di gramigna cresciuti finora. È stata poi già effettuata l’operazione di trasemina, con “lend di tre varietà differenti in dose elevata, con il seme che sarà protetto da 20 metri cubi di sabbia silicea. Questo per risolvere il problema dello “spellicciamento” che non lo rende di certo un campo da biliardo.
Ma come si è arrivati a questo punto? Occorre fare un passo indietro nel tempo, fino al 25 maggio 2022. La Roma si aggiudica la Conference League a Tirana, all’Olimpico scatta l’invasione e quello che resta del campo, al termine dei festeggiamenti, era poco più di qualche ciuffo d’erba.
Tra la prima e la terza settimana di luglio, viene programmato di ripiantare il manto erboso. Va anche specificato come il campo abbia sempre soddisfatto in pieno i requisiti del Pitch Quality Program Uefa. Altro fattore da tenere in considerazione è come il calendario: Roma e Lazio insieme hanno già totalizzato 9 gare ufficiali che hanno stressato a dovere il terreno di gioco, il tutto dal 14 agosto a al 18 settembre, ovvero 35 giorni. In pratica una gara ogni quattro giorni. Sono tornati poi ad affacciarsi, tra Trigoria e Formello, diversi problemi di natura muscolare e qualcuno ha già puntato l’indice contro il prato dell’Olimpico.
FONTE: La Repubblica – G. Cardone / A. Di Carlo