A 609 giorni dall’ultima stracittadina “vera”, con il pubblico in presenza, torna a ruggire il tifo all’Olimpico. Il 155esimo confronto in Serie A tra Lazio e Roma inizia presto con i laziali a presidiare ponte Milvio, il loro quartier generale, fin dal mattino. I romanisti sono invece radunati tra piazza Mancini e l’Obelisco, sul lungotevere. I cancelli si aprono alle 15, con i doppi filtraggi per il controllo del Green Pass, alle 18 inizia lo spettacolo delle due curve. “La nostra città, la nostra Lazio, la nostra vita“, ammonisce lo striscione che accompagna la coreografia della Nord, colorata di biancoceleste con una grande scritta al centro, in giallo: “Roma”, accanto a un’aquila (molto simile a quella imperiale).
Dalla parte opposta, la Sud ribolle di passione. Colorata con le bandierine gialle, arancio e bordeaux, incita la squadra con un messaggio chiaro: “Voi sulla maglia – scrivono gli ultrà ai loro calciatori – noi in curva: con questi colori uniti per la vittoria”. Le sigle ultrà della galassia giallorossa sono tutte al loro posto, tranne i Fedayn, che all’Olimpico torneranno sugli spalti solo quando verrà superata la capienza ridotta a 32mila spettatori per via del Covid.
Prima della partita, in curva Sud, scoppia una rissa tra romanisti: quattro tifosi (sembra avulsi alle sigle del tifo) si presentano sulla vetrata occupata dal gruppo che sostiene la Roma a ridosso dei distinti Sud, volano parole grosse, parte una scazzottata. Ma la cosa finisce subito e non produce ulteriori conseguenze. Dopodiché, ha preso il via lo spettacolo del tifo. Con il fuoriprogramma del nome di José Mourinho stravolto sul tabellone che annuncia le formazioni in “Muorinho“: un incidente che è stato notato da molti e che è destinato a rimanere non chiarito: un refuso, una gaffe o una goliardata voluta?
FONTE: La Repubblica – R. Caponetti / L. Monaco