La grande bellezza, è rivederlo in campo, è godere di un ritorno che sa di rivincita, di speranza. Specialmente in una notte come questa, nella notte di Basilea, così avara di soddisfazioni, così lontana dai lustrini di Wembley. Ma se vogliamo vederci un ritorno alla realtà, in questa c’è anche lui: il ragazzo meraviglioso rimette la maglia azzurra un anno dopo l’ultima drammatica presenza con la Nazionale, proprio quella che gli ha impedito di giocare con la sua squadra e di essere protagonista nell’Europeo. Era il 7 settembre 2020, ad Amsterdam, e la rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro ha consegnato Zaniolo a un lungo oblio.
Il suo crac ha creato un vuoto grande nella Roma e provocato un grande dolore a Roberto Mancini che mai avrebbe voluto che il suo pupillo si facesse male proprio con la Nazionale. Il commissario tecnico, infatti, in un altro settembre, quello del 2018, lo convocò quando non aveva neanche esordito in serie A. E ora, praticamente un anno dopo, rieccolo con la maglia azzurra, che poi è bianca, con un compito particolare, quello di salvatore della patria, in un ruolo speciale che fu di Francesco Totti, “falso nueve” di spallettiana memoria.
Il c.t. gli chiede di essere un centravanti che non è un centravanti con licenza e magari di scardinare la difesa della Svizzera, superando quel folletto di Sommer che ha parato tutto quello che poteva. Questa è la storia di una partita difficile in cui bisogna prendere quello che di buono si trova sul prato e qualcosa di buono c’è ed è il ritorno di Zaniolo in azzurro.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Perrone