L’operazione Zaniolo ma chi te lo fa fare di giocare con la Roma, ha radici antiche. Erano stati sufficienti gli effetti speciali che Nicolò aveva regalato nei suoi primi passi nel calcio dei grandi, perché la grancassa dei maggiordomi strisciati entrasse in azione, alimentata da quel leccaculismo che nel nostro paese va di moda da millenni. La grancassa aveva subito un rallentamento di un paio di anni, ma solo perché Zaniolo deve aver detto non mi piaci alla dea bendata, due crociati, altrettante operazioni e riabilitazioni, aspettiamo a risuonare la grancassa, ora se lo gestisca la Roma, dopo ripartiremo a far suonare le nostre fanfare perché non si può concepire che un talento come Zaniolo vesta la maglia della Roma.
L’operazione, dicevamo, ha radici antiche. Così ci hanno cominciato a raccontare, con la convinzione che parlarne male avrebbe portato la Roma a salutarlo, di uno Zaniolo bad boy, anno duemiladiciannove, mese giugno, luogo ritiro della nazionale Under 21 allenata da Gigi Di Biagio, complice l’amico Kean, qualche goliardata di troppo, esclusione dalla squadra, Roma ma come fai a tenerti questa testa calda?
L’operazione era appena cominciata. Perché poi ci sono stati i post della mamma, le paparazzate, le fidanzate, gli addii, i ritorni, le discoteche, le cattiverie, gli insulti. Il tutto sospeso quando saltò il primo crociato proprio in una sfida contro quella Juventus alla quale, oggi, i maggiordomi di cui sopra, lo hanno già sistemato per la prossima stagione, dimenticando, e non è una questione di improvvisa amnesia, che Nicolò ha un contratto in corso con la Roma con scadenza il trenta giugno del duemilaventiquattro. E, quindi, mettetela come vi pare, il futuro del ragazzo lo decide la società giallorossa. Magari potrà essere pure coincidente con il vostro leccaculismo, ma saranno Dan e Ryan Friedkin a sentenziare dove Zaniolo giocherà nella prossima stagione.
Lo zenit di questa operazione che ha radici antiche, però, lo stiamo vivendo in questa stagione, la prima con Josè Mourinho sulla nostra panchina. Ne sono state dette di tutto e di più. Partendo dalla presunta rottura con lo Special One che al contrario ogni volta che ne ha avuto l’opportunità ha avuto soltanto parole dolci per Nicolò, per continuare cavalcando la dichiarazione del tecnico portoghese che consigliò al ragazzo di andare a giocare da qualche altra parte visto che da questi parti gli arbitri tutto facevano meno che tutelarmi. Senza capire, i maggiordomi, che le parole di Mou volevano dire tutta un’altra cosa, soprattutto che la classe arbitrale stava facendo carne di porco della Roma. (…)
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FONTE: Il Romanista – P. Torri
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