Dal feudo al quarto piano della sua residenza ai Parioli, Dan Friedkin sembra un’entità misteriosa. Dopo quasi 18 mesi a Roma la sua voce è ancora quella del silenzio: mai una conferenza stampa, mai un’intervista o una dichiarazione pubblica.
In compenso, in pochi mesi, ha ingaggiato e poi silurato fior di dirigenti. Stefano Scalera, cui erano state date le chiavi per progettare il futuro stadio, dopo lunghi silenzi, ha deciso di rivolgersi altrove, tornando al Mef: un rapporto che non ha funzionato.
Ha salutato anche Maurizio Costanzo, da settembre advisor per la comunicazione: in pochi mesi ha percepito di poter incidere poco. O nulla. Prima aveva lasciato il Ceo Guido Fienga, dopo esser stato “la” Roma per almeno due anni.
Preso a luglio, e già silurato, anche il capo della sicurezza Josef Krauss, indigesto a tutti per i suoi metodi da bodyguard americano poco adatti però all’Italia, dove nessuno può permettersi di spintonare per strada persone che hanno la sola colpa di trovarsi troppo vicino al passaggio di un mezzo del club.
Un anno fa il direttore operativo Francesco Calvo era stato liquidato con buonuscita ma è riuscito a riposizionarsi facendo ottenere a Friedkin un ruolo nell’Eca. Sussulti romani vorrebbero vicino all’uscita il direttore marketing Max Van Den Doel, ingaggiato a febbraio 2021. Ma chi lo frequenta quotidianamente nega. L’ultimo addio è quello del ds Morgan De Sanctis, ma ha poco a che fare con la proprietà.
C’è però qualcuno di cui mister Friedkin non può fare a meno. Il suo braccio destro è Daniele Silvester, una dirigente inglese under 35: non c’è aspetto della vita di Dan che lei non segua. È stabilmente a Trigoria, anche quando il proprietario della Roma vola all’estero, e riferisce tutto.
FONTE: La Repubblica – M. Pinci