Nel calcio moderno lo stadio di proprietà consente di incrementare le leve gestionali a disposizione dei club e di conseguenza produrre un incremento dei ricavi. Un nuovo impianto comporta in prima battuta una più cospicua e assidua presenza dei tifosi in tribuna, con aumento dei ricavi dalla biglietteria e della vendita degli abbonamenti. C’è poi il discorso legato all’esperienza dei fan: una struttura pensata a misura di spettatore può comportare la crescita del ricavo medio per posto disponibile.
Il tifoso arriva in anticipo per visitare il museo, consuma cibo e bevande e non torna a casa senza aver visitato il negozio ufficiale e fatto incetta di gadget con il logo sociale. Una struttura innovativa può consentire di esplorare pure i benefici legati all’area hospitality. Il club può così accrescere il paniere dei propri partner commerciali, i quali possono sfruttare lo stadio per fare direttamente affari con i clienti.
L’abbonamento potrebbe diventare uno strumento di marketing relazione e ingigantire il numero delle aziende coinvolte. Altro ricavo diretto è la commercializzazione del diritto del nome dello stadio. La cessione del naming rights è una strada già seguita sia in Italia che all’estero, pertanto anche nel caso della Roma potrà apportare nuove risorse fresche per il mercato. Uno stadio funzionante può portare vantaggi sulla competitività del club, innestando un circolo virtuoso. Non solo maggiori ricavi, ma anche patrimonializzazione della società.
L’esperienza straniera dimostra che nell’anno di inaugurazione della nuova struttura i soli ricavi da stadio (non considerando l’area commerciale) aumentano mediamente del 60-70%. Per la Roma vorrebbe dire aggiungere una ventina di milioni ai 30 che aveva toccato prima della pandemia, per poi pensare di accrescere la voce anno dopo anno.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Nicoliello
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