Dicono si sia giocata Sassuolo-Roma. Difficile da credere, in realtà, per chi l’ha vista dal Mapei Stadium. Perché sì, in effetti il pallone ha rotolato a oltre 400 chilometri dall’Olimpico, ma la verità è che dei 19.674 spettatori presenti (dato certificato dal club emiliano), oltre la metà vestiva il giallorosso o lo mostrava tra bandierette e sciarpe.
La Nord, sulla carta il settore ospiti, piena, la Tribuna Est che col timido sole pomeridiano ricordava tanto la Tevere e le braccia esultanti che si alzavano anche tutt’intorno alla Tribuna Ovest. I numeri alla vigilia parlavano di oltre 6.000 biglietti venduti a tifosi della Roma, nei quali però non venivano conteggiati i non residenti nella nostra regione. La sensazione è che si siano raggiunti i 10.000, (…).
Un esodo romanista a Reggio Emilia, col sogno della terra promessa rappresentato dal primo posto condiviso, dopo otto giornate, col Napoli campione in carica. Il ritorno ai tre punti dopo le sconfitte contro Inter e Viktoria Plzen, il quinto successo esterno su cinque da inizio stagione.
(…) Lo stadio si riempie lentamente e nel settore appare lo striscione “Curva Sud”, in rappresentanza di tutti i gruppi, ancora una volta capovolto in segno di protesta e vicinanza a chi è ancora in Francia dopo i fatti di Nizza. In continuità rispetto alle ultime gare, il primo quarto d’ora trascorre in silenzio (da segnalare il coro di solidarietà ai 13 romanisti, di cui 7 rilasciati su cauzione, da parte dei tifosi di casa).
Proprio mentre Dybala porta la Roma in vantaggio, i tifosi cominciano la loro partita, cantando e sventolando al cielo i propri colori. Il primo pensiero va a Beatrice, la ragazza morta tragicamente a 20 anni sulla Cristoforo Colombo pochi giorni fa. Poi l’inno, con la sciarpata che abbraccia tre quarti di stadio.
La partita sugli spalti è a senso unico, si sentono solo i romanisti, tra cui Valerio Mastandrea, inquadrato alle spalle di Svilar nel primo tempo. C’è la romantica convinzione di «sostenere la squadra più forte che il mondo ha visto mai» e i tre punti rafforzano il concetto. (…)
FONTE: Il Romanista – S. Valdarchi











