Qualche inizio cominciava a esserci. A luglio Spinazzola aveva detto, con il suo miglior sorriso: “Sono sicuro, tornerò ad allenarmi in campo a novembre per giocare a dicembre”. Non ci avevano creduto in molti, ma nessuno pensava che il rientro sarebbe slittato soltanto a marzo, quando sarà troppo tardi per far parte del gruppo di Mancini. Se fino a novembre i social di Spinazzola c’erano storie piene di ottimismo, lentamente i segnali confortanti sono spariti uno dopo l’altro.
Un punto lo ha fatto Mourinho: “Mi piacerebbe sapere chi è stato il fenomeno che aveva previsto che a novembre il giocatore sarebbe stato disponibile”, così qualcuno gli ha detto che era stato lo stesso esterno a farlo e il tecnico ha detto: “Allora è stato un pazzo anche lui. Forse è stato solo super ottimista, forse gli hanno detto così per motivarlo, ma per quel tipo d’infortunio è impossibile recuperare in così pochi mesi. Io quando ho cominciato a lavorare, credevo di non riaverlo averlo per tutta la stagione. Se poi tornasse il primo maggio o il primo aprile, sarei contentissimo. Gli suggerisco di stare tranquillo. Ogni giorno che passa è uno in meno per il recupero”.
La visita romana del professor Lasse Lempainen è stata rinviata di qualche settimana, verso la fine del mese. Lo stesso dottore a luglio aveva detto: “Se tutto andrà bene, fra sei mesi Spinazzola potrà tornare ad allenarsi con i compagni, poi dovrà ritrovare la condizione migliore, quindi i tempi saranno un po’ più lunghi. Il problema è che l’infortunio è arrivato in piena accelerazione e quindi il tendine si è ritratto molto, ma sono molto ottimista sul suo pieno recupero”.
L’obiettivo ora è di rientrare a marzo e oltre a Mourinho è interessato anche Mancini. Il c.t. sapeva del ritardo ma sperava che con un rientro a fine febbraio potesse mettere minuti nelle gambe in vista degli spareggi che attendono l’Italia a fine marzo. La sensazione è che Spinazzola non tornerà in campo prima dell’inizio di quel mese. La stessa Roma desidera che l’esterno non corra rischi per affrettare i tempi di recupero.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini