Dal fresco rinnovo all’anonimato fino alla possibilità di andare via. Il tragitto maledetto già percorso in questi anni da molti giocatori della Roma (vedi Under, Fazio o Perotti) ha colpito in maniera implacabile pure Kolarov. Il serbo è passato da titolare inamovibile a comparsa tanto che nell’ultimo mese ha giocato solo contro il Bologna. Ed è stata un’esperienza più che dimenticabile vista pure la polemica a distanza coi tifosi di tribuna che è costata una multa al terzino. Non il primo diverbio.
Basti pensare agli insulti alla stazione prima di raggiungere Firenze nel gennaio 2019 o all’inchino polemico a Verona. Un rapporto controverso quello con la tifoseria che non gli perdona il passato laziale e che ora non può evitare di notare la flessione fisica e tecnica di Kolarov. Il calo di rendimento è iniziato un anno fa e ha conosciuto pochi alti e molti bassi soprattutto in fase difensiva. Lo sa anche il serbo che ha accettato serenamente la panchina.
La sua leadership all’interno del gruppo è ancora forte, ma sia lui sia Dzeko non sono riusciti a trasmettere il carisma a uno spogliatoio scoraggiato e all’apparenza diviso tra i (pochi) senatori e i nuovi arrivi. Anche per questo la strada di Aleksandar a fine stagione potrebbe portarlo altrove. Mihajlovic lo vorrebbe volentieri nel suo Bologna. I due ne hanno parlato dopo Roma-Bologna, l’operazione è fattibile anche perché il serbo ha la piena stima del ds Sabatini che lo portò in Italia 13 anni fa e perché lo stipendio da 2 milioni è alla portata del club di Saputo.
La Roma d’altronde vuole rifarsi le fasce basse. A destra piace Klostermann del Lipsia e potrebbe tornare Florenzi, a sinistra Kolasinac in uscita dall’Arsenal. Oltre a Spinazzola. Anche il futuro da dirigente a Trigoria di Kolarov sembra compromesso dall’arrivo della nuova proprietà che intende rivoluzionare il management.
FONTE: Leggo – F. Balzani