«Quando mi sono svegliato ho pensato di staccare il telefono e di darmi malato al lavoro. Poi ho deciso di godermi tutte le cose belle che poteva offrirmi questa giornata». Come se Francesco Totti fosse un semplice impiegato, uno che può darsi malato il giorno del suo compleanno. Non un compleanno qualsiasi, ma il quarantesimo, una ricorrenza che lo proietta ancora di più nell’Olimpo di questo sport, visto che i suoi coetanei — Ronaldo il Fenomeno, Shevchenko, van Nistelrooy, Seedorf, Ballack e Nesta — hanno già smesso da un bel po’.
Così il capitano giallorosso ha abbandonato i suoi propositi e, come fa ogni giorno da una trentina di anni, ha preso la borsa con gli scarpini ed è andato a Trigoria ad allenarsi, e poi a festeggiare con gli amici di tutti i giorni: il papà Enzo, soprannominato «lo Sceriffo», ha portato la torta e la pizza (con porchetta) per compagni di squadra, allenatore, ma anche per i dipendenti del centro sportivo che lo hanno accompagnato in tutti questi anni. Un esempio di longevità che ha pochi eguali, il cui segreto è spiegato dallo stesso Totti. «Non so come ho fatto ad arrivare a questo punto — ha detto a Sky —, forse perché non ho vizi, sono integro. La voglia e la passione sono intatte, e intendo divertirmi ancora: ma an- che la testa è decisiva».
Voglia, passione, divertimento: tutti elementi che hanno reso unica la sua carriera, come la sua decisione di rimanere per sempre in giallorosso. «L’esordio è stato il giorno più bello della mia vita, ma in passato sono stato molto vicino a vestire la maglia del Real Madrid. Poi la mia famiglia, i miei amici e il mio cuore mi hanno aiutato a riflettere. Ho avuto dei dubbi anche prima di firmare il mio penultimo contratto».
Totti ci tiene a togliersi anche qualche sassolino dalle scarpe, rispondendo ad alcune delle leggende metropolitane che ci sono sempre state intorno al suo nome. «Ho sempre fatto parte del gruppo e rispettato tutte le regole, remando dalla stessa parte della società. Ho sempre guardato tutti a testa alta, non ho mai cacciato un allenatore, né mai brigato per farlo licenziare. E non ne ho mai scelto uno».
Il capitano ha voluto ringraziare tutte le leggende del mondo dello sport — da Usain Bolt a Leo Messi, da Alex Del Piero a Bobo Vieri passando per Rafa Nadal e Diego Armando Maradona — che hanno avuto un pensiero per lui. «Un tributo così non me lo sarei mai aspettato. Ringrazio i miei colleghi, gli altri sportivi, icone mondiali che mi gratificano tanto. Messi ha detto che vuole vedermi giocare altri due anni? (ride, ndr) Non so se potrò accontentarlo, lui è un fenomeno anche fuori dal campo. Dei romanisti del passato mi sarebbe piaciuto giocare con Falcao e Cerezo».
In attesa di sapere se la sua carriera proseguirà oltre il prossimo 30 giugno, Totti si concentra su questa stagione, e sui tifosi. «Il mio sogno — ha aggiunto al sito internet della società — è segnare un gol nella finale di Europa League. L’amore per i tifosi della Roma non finirà mai, saranno pure stanchi di sentirmelo dire: spero che possano vedermi per un altro po’ di tempo».