Un domino pazzesco, tra Londra, Torino, Roma e Milan: se ogni casella si incastrerà al posto giusto, prepariamoci a una rivoluzione delle panchine nella prossima stagione, che potrebbe addirittura coinvolgere le prime tre squadre della serie A. Tutto parte dall’Arsenal, dove Wenger stavolta sembra davvero intenzionato a lasciare i Gunners dopo 21 anni. Fra i candidati alla successione c’è Allegri, a quanto pare già entrato in una «short list» di tre nomi, e il livornese ha dato la sua disponibilità a rompere il rapporto con la Juventus con un anno d’anticipo rispetto alla scadenza del suo contratto, per provare a imitare Ranieri e Conte. Il made in Italy va tanto di moda in Inghilterra e allora perché non sfruttare il momento? I segnali d’insofferenza non mancano (vedi Doha) e la risposta di ieri di Max dopo la vittoria di Crotone è sibillina: «Io in Inghilterra? Non confermo e non smentisco».
Ma a Torino non dormono da piedi. E, nonostante le smentite di Marotta («ci sono i presupposti per continuare insieme al nostro allenatore», ha ribadito ieri), si sono già attivati. I dirigenti sono a conoscenza dei movimenti e dei pensieri di Allegri, supportato da un agente italiano che sta trattando per suo conto con l’Arsenal, non hanno iniziato a ragionare sul possibile erede del livornese. Il primo nome? Maurizio Sarri, che non è solo un’idea. Si, l’allenatore del Napoli, ha incontrato di persona i manager juventini in gran segreto qualche settimana fa. Una chiacchierata che nessuno confermerà mai, ma che ha già fatto il giro di radiomercato. Dopo Higuain, Sarri: sarebbe un doppio «scippo» clamoroso della Signora a De Laurentiis, anche se stavolta – e non è affatto un dettaglio – servirebbe l’ok del presidente del Napoli visto che la scorsa estate, dopo un lungo periodo di tensione, ha fatto firmare all’ex allenatore dell’Empoli un contratto fino al 2020.
Il rapporto fra i due è rimasto piuttosto teso, figuriamoci se un giorno Sarri chiederà a De Laurentiis di liberarlo per poter firmare con la Juve. Ecco perché Agnelli & Co. devono prendere in considerazione altri profili. Fra questi c’è senz’altro Paulo Sousa, ex giocatore bianconero con esperienza accumulata in serie A alla guida della Fiorentina. Ma i tentacoli della Juve rischiano di allungarsi fino alla Capitale: c’è anche Spalletti, com’è normale che sia, fra gli allenatori più apprezzati. Lui la disponibilità l’ha già data pubblicamente («Andrei alla Juve e qualsiasi altra squadra se continuerò a fare questo lavoro», ha detto il coach toscano) e nel frattempo continua a rinviare la questione rinnovo con la Roma, come ribadito nei giorni scorsi. Spalletti al momento non ha intenzione di firmare e ha rispedito al mittente la proposta di Pallotta, che intende però aspettarlo fino all’ultimo. La conferma di Luciano è talmente importante (De Rossi docet) che la Roma è disposta a rischiare di ritrovarsi con la panchina vuota a giugno pur di giocarsi tutte le carte a disposizione per ottenere la sua firma.
In questi mesi Spalletti capirà meglio cosa gli offre il mercato: oltre alla Juve, si potrebbe liberare un posto all’Inter, dove il futuro di Pioli è legato ai risultati. Senza qualificazione in Champions, scenario possibilissimo guardando la classifica, i proprietari cinesi potrebbero silurare l’ex laziale per affidarsi a un allenatore di maggiore «spessore». La Roma aspetta, osserva e spera che alla fine non dovrà porsi il problema. Qualora invece Spalletti dovesse fare le valigie, si aprirebbero le più svariate possibilità: dagli italiani Giampaolo, Di Francesco e Gasperini allo spagnolo Emery, pronto a riformare la coppia del Siviglia col futuro direttore sportivo giallorosso Monchi. Il domino è appena iniziato.