La punta dell’iceberg è visibile a tutti: Luciano Spalletti recupera la «lavatrice» Kevin Strootman per le due sfide da scudetto Roma-Milan (lunedì 12) e Juventus-Roma (sabato 17). La parte sommersa, ma comunque importante, forse ancora di più, è che tutto il calcio italiano adesso ha le idee più chiare sulla prova tv, che rischiava di provocare parecchi Titanic. A picco, invece, è andata solo la prima e pasticciata sentenza del giudice sportivo. Il centrocampista olandese era stato squalificato per due giornate, in seguito a una presunta simulazione che aveva portato all’espulsione del laziale Cataldi (l’arbitro Banti aveva invece ammonito Strootman).
Questi due risultati escono dalla Corte di appello federale, attraverso una sentenza molto chiara, firmata dal presidente Lorenzo Attolico. Non c’è un depotenziamento della prova tv: la Corte ne ha sostenuto l’ammissibilità anche quando l’arbitro valuta un fatto «vedendolo ma non percependolo». C’è, invece, un saggio perimetro dentro il quale operare, perché «la norma federale in questione pretende che la simulazione abbia il carattere dell’evidenza, nel senso che la condotta simulatoria del calciatore non sia stata, in alcun modo, determinata dal comportamento di un avversario». La trattenuta di Cataldi alla maglia di Strootman c’è stata, tanto che fa parte della squalifica per una giornata inflitta dallo stesso giudice sportivo al laziale. A questo punto non toccava alla prova tv valutare la «quantità» di contatto, ma solo se era avvenuto o meno. Una sorta di «in dubio pro reo» che è alla base della nostra giurisprudenza.
Logica la soddisfazione del calciatore, del d.g. Mauro Baldissoni e dell’avvocato Conte, presenti alla discussione del ricorso di urgenza. La sentenza, come sempre succede nel nostro calcio, ha provocato polemiche tra tifosi a cui non importa nulla delle questioni di diritto, ma modellano il diritto stesso esclusivamente a uso e consumo della propria squadra. In questo senso, invece, pare importante una precisazione del d.g. romanista Baldissoni, che smorza presunti attriti con il d.s. juventino Marotta: «È interesse di tutti mantenere la certezza di diritto e vi dico che anche Marotta è d’accordo con noi sui presupposti di questo ricorso». Una prova tv senza paletti può essere più dannosa che utile, pensando per esempio alla polemica su chi produce, manda o non manda in onda le immagini, ne detiene l’esclusiva. Il pallone italiano non ha bisogno di altri veleni.