Il salto di temperatura è stato notevole: imbarcati a Fiumicino sotto la pioggia ma con i venti gradi del primo pomeriggio romano, i giocatori della Roma sono sbarcati a prima sera a Mosca alzando baveri, indossando zuccotti, inforcando guanti e chiudendo stretti i nuovi piumini rossi Nike per combattere la temperatura prossima allo zero che ha sorpreso persino qualche russo meno avveduto: «Oggi – diceva in italiano la guida turistica per il primo drappello di tifosi organizzati arrivati quaggiù – ho messo questo giubbotto leggero perché col sole alto faceva quasi caldo, ma ora accuso un po’». È il famoso primo freddo, ma non è tanto quello a preoccupare, perché poi tutto sommato è meglio giocare adesso da queste parti che a dicembre, quando invece si andrà nella meno esposta Plzen, Repubblica Ceca. A destare qualche timore semmai è il vestito che indosserà la Roma domani sera al Luzhniki e stavolta non si parla di calzamaglie e sottotuta, ma di una squadra che sembra una ragazza un po’ bizzosa che non si sa mai come prendere.
A leggere il curriculum europeo dell’era Di Francesco c’è quasi da impazzire di gioia: la sua Roma è tra le nobili del calcio continentale, capace di rendere l’Olimpico una fortezza inespugnabile e di andar fuori spesso a dominare, e così ogni volta da 14 mesi a questa parte. A ripassare invece gli impacci di certi brutti periodi di campionato (gennaio-febbraio della scorsa stagione, settembre di questa, misfatti arbitrali a parte) c’è da impazzire al contrario, per la rabbia che spesso poi infatti esplode colpendo un po’ a casaccio: gli stessi eroi esaltati per il trionfale cammino di Champions insolentiti da insulti e accuse pesanti, che non risparmiano nessuno, dal presidente al direttore generale, dal direttore sportivo all’allenatore, passando per i giocatori e i dirigenti intermedi, ogni tanto pure a Totti, pensa un po’.
Lui, Francesco, sorride anche a Mosca, con quell’ironia capace di stemperare ogni momento negativo, la stessa troppe volte scambiata per insolenza quando giocava. Idealmente è lui a guidare la numerosa comitiva giallorossa, composta peraltro di due squadre con relativi staff. Come sempre, in questi inizi di stagione, ci sono pure i pischelli della Youth League a viaggiare con la prima squadra, per un totale di oltre cento elementi, divisi in due alberghi. Il più alto in grado è il dg Baldissoni, il più basso nessuno perché di gradi inferiori quando rappresenti la Roma non ce ne sono. C’è Monchi, con relativo staff, c’è Conti, c’è Fienga, si rivede Tempestilli, una vita a indossare questi colori prima in campo poi dietro la scrivania. Non c’è invece Gandini che a dire la verità non si unì neanche alla comitiva di Madrid anche se formalmente all’epoca era ancora l’amministratore delegato in carica, ora non più. (…)
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