Mentre Andriy Shevchenko con il suo Milan batteva a San Siro il Piacenza per 2-1 grazie ai gol di Pirlo e Rivaldo, a Sunyani in Ghana nasceva Felix Afena-Gyan. Ieri sera a Marassi quel ragazzo ha consentito a una brutta Roma di battere il Genoa. Grazie a un ordinato 3-5-2 e a una prova di grande sacrificio, il Genoa aveva tenuto gli avversari abbastanza lontani dalla porta consentendo solo qualche tiro da fuori, in particolare dell’ispirato Mkhitaryan, e appena una vera occasione da gol, sprecata da Shomurodov su invito di El Shaarawy. Poi Mourinho si è giocato la carta Felix: il ragazzino (primo calciatore nato nel 2003 a segnare in A) è entrato al 29’ della ripresa e ha firmato una splendida doppietta con un piatto diagonale su assist di Mkhitaryan (37’) e con uno splendido tiro da fuori area (49’).
Il risultato è un premio eccessivo per una Roma deludente e una punizione troppo severa per il Genoa. La prestazione della squadra di Mourinho è stata povera di contenuti, di idee e di determinazione. Per ovviare alla mancanza di terzini sinistri puri, Josè ha schierato un 3-5-2 mobile, con El Shaarawy esterno sinistro. Quando la Roma costruiva dal basso, Veretout andava a prendere il pallone e dietro di lui restavano solo i tre centrali difensivi. Buono l’intento di occupare gli spazi in avanti, ma lo scarsissimo movimento senza palla impediva che la manovra scorresse con fluidità e facilitava le chiusure rossoblù.
Ciò che ha sorpreso di più è stata l’incapacità dei giallorossi di entrare in area (Abraham ha vissuto un’altra serata difficile, Shomurodov ha deluso) e quindi di rendersi pericolosi: il cambio di marcia è arrivato solo nel finale, grazie all’ingresso di Felix e anche alla stanchezza del Genoa che si è allungato concedendo quegli spazi nei quali Mkhitaryan si è infilato per servire al giovane compagno la palla del vantaggio dopo una bellissima azione personale.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – G. B. Olivero